Ciao e buon inizio di settimana ♡
Negli ultimi giorni sono accaduti nella mia vita due eventi che, benché abbiano avuto differente origine, hanno preso ad esistere quasi come se fossero destinati da sempre ad essere collegati tra loro.
Entrambi sono intimamente legati alla mia storia di insegnante e l’uno è, in un certo senso, l’immagine specchiata dell’altro. Il secondo è anche - in un certo senso - la risposta più manifesta all’urgenza che il primo ha sempre rappresentato nello svolgimento della mia didattica.
Parto appunto dal secondo dei due eventi.
Forse hai intercettato, qualche giorno fa, la pubblicità che ho iniziato a fare su Instagram della mia nuova opera: MATEMATICA COME SCOPERTA.
Non è un manuale di testo e non ha come interlocutori gli insegnanti (anche se mi auguro che siano tanti coloro i quali vorranno ‘gettarvi un’occhiata’!):
è un libro per ragazzi e ragazze, una specie di ROMANZO DI AVVENTURA che prende piede nel terreno della matematica e che vuole far incontrare giovani e giovanissimi con il significato dei concetti
Da dove nasce questa idea? È semplice: da tutto ciò che è accaduto in classe negli ultimi ventisette anni! Niente di più e niente di meno. Benché, ogni anno, mi dicessi “questo l’anno prossimo lo devo riproporre, perché è stato un percorso troppo bello…”, puoi ben immaginare come andava ogni volta a finire: che l’anno successivo mi sembrava inevitabile inventare qualcosa di nuovo, un modo di dire le stesse cose ma che non avevo mai esplorato, e ricominciavo tutto daccapo.
E intanto scrivevo, raccoglievo, fotografavo (perché tutto nacque sulle lavagne di ardesia!)
Ventisette anni sono molti, però, e ad un certo punto (cioè, adesso!) ho sentito l’esigenza di “legare con amore in un volume” tutto ciò che aveva determinato la mia esperienza, in quanto insegnante, con la matematica (e la fisica e la chimica e la biologia…). Si è trattato di un’esperienza troppo significativa per me da lasciarla decadere, da non (provare a) trasformarla in oggetto perenne per chi, la matematica, si accinge ad incontrarla o sta immaginando di farne il proprio terreno futuro.
A chi volevo rivolgere questo lavoro? Ai ragazzi e alle ragazze. A coloro i quali vivono quell’età (meravigliosa) che si dilata tra i 10 e i 14 anni, quando la matematica inizia ad ammantarsi di timore ed espandersi in mistero.
Quale scopo avevo (ed ho)? Chiamami visionaria - o illusa, a seconda dei casi - ma il fine è, così come è sempre stato durante la mia attività in classe, quello di rendere il linguaggio della matematica un’esperienza comprensibile per tutti e per ognuno.
Ciò che mi ha consentito di “legare il tutto” è infatti, senza dubbio alcuno, l’attitudine - che ho negli anni sempre più curato e perfezionato - ad esplorare concetti e significati. Vuoi chiamarla “attitudine al pensiero”? Non ho niente in contrario; ne sarei anzi orgogliosa. Fiera di rivendicarla, in un generale contesto culturale nel quale della matematica è giusto avere timore e in cui la disciplina dovrebbe - tutt'al più - essere addomesticata. O nella quale essere addestrati.
Dopotutto, quando ho deciso di perseguire anche un titolo accademico in Filosofia, la scelta - di quale tipo di insegnante di matematica volessi diventare - era già ben definita.
Se il secondo dei due eventi accaduti nella scorsa settimana è quindi la decisione di iniziare la pubblicazione del mio lavoro (fra poco ti dirò come e quando), il primo evento in realtà si distende perciò - sempre coerente con se stesso - in ognuna delle ore di lezione che ho vissuto durante la mia attività di insegnante (che perdura anche adesso!): rendere la matematica un’esperienza comprensibile.
Sembra ovvio, ma in effetti non lo è. Perché quando lo scopo è perseguire la comprensione, favorirla negli studenti, anche il metodo deve adattarsi. Esso deve farsi linguaggio adatto a mettere in connessione l’esperienza matematica innata in ogni individuo con la formalizzazione che normalmente si associa a tale vissuto.
E non è cosa né agevole né scontata. Infatti si può tranquillamente perseguire esclusivamente la formalizzazione (lavorare in modo indefesso sulle strategie e le tecniche, far raggiungere un ottimo livello applicativo), decidendo di dare per scontata - cioè inutile - l’esperienza pregressa. Ti assicuro che è per un insegnante sarebbe molto meno difficile e non obbligherebbe alle continue corse contro il tempo e la programmazione collegiale!
Però così non funziona.
Perché, prima o poi, una formalizzazione matematica che non si sia innestata sulla comprensione inizia a fare acqua da tutte le parti. Ed avremo la triste realtà che possiamo sperimentare in tutte le città universitarie: il desolante panorama e il silenzio che si vivono negli edifici destinati ai corsi di laurea in Matematica, in Fisica etc (specie se non nella loro versione ‘applicata’).
Tengo a sottolineare un aspetto. Non mi reputo né una pioniera né una rivoluzionaria: ho semplicemente allargato lo sguardo oltre la manualistica dei testi rivolti alla secondaria di primo grado (ma vogliamo parlarne di quanti studenti della scuola superiore non capiscono le ragioni dei teoremi che pur sanno applicare?); ho studiato (molto) e mi sono confrontata con docenti universitari che della matematica avevano fatto la loro raison de vivre.
Se già in partenza ero un’illusa, diciamo che ho perseverato nel mio errore.
La non-ambizione alla fama (la piccola o grande fama di chi vorrebbe vedere le proprie opere distribuite in ogni scuola o libreria) mi ha condotto infine a scegliere una forma di pubblicazione che sentissi corrispondente a me. E sostenibile rispetto alla professione che ormai è la mia.
1. La pubblicazione avverrà dunque esclusivamente QUI,
in questo luogo che sta sempre più prendendo la forma di rivista culturale, abbandonando l’aspetto della newsletter, che le Lettere non hanno mai avuto e che probabilmente spiazza molti degli iscritti che provengono da altri luoghi della rete.
2. E sarà destinata esclusivamente AGLI ABBONATI.
Se questa è stata la scelta di ‘sostenibilità economica’ che ho intrapreso, ho però anche voluto che essa coincidesse con un cambio di traiettoria rispetto al passato delle Lettere ad un (giovane) docente: non irromperò quindi più di una volta alla settimana - e lo farò il lunedì - nelle caselle di posta degli iscritti non abbonati.
Esclusivamente chi si sarà abbonato riceverà i capitoli di Matematica come scoperta, così come le Cosmografie e gli altri percorsi di approfondimento disciplinare, legislativo, sociologico che in questi due anni ho proposto.
Mi è sembrato di riuscire in questo modo a rispettare di più chi mi legge in modo estemporaneo, a rispettarne i tempi di assimilazione dei materiali che propongo e la possibilità che ha di accompagnarmi nelle mie riflessioni.
Spero che la strada che ho deciso di aprire possa continuare a rispondere al tuo interesse.
Un abbraccio e buona settimana ♡