Buon lunedì ♡
Per me che scrivo, è domenica (capirai subito il perché di questo apparentemente inutile dettaglio) e sto facendo moltissima fatica a decidere che cosa scrivere.
Sto facendo moltissima fatica a decidere se scrivere.
Hai presente quando vivi un’esperienza totalizzante, che per molti versi percepisci possa essere rivoluzionaria per la tua vita? Non senti forse il bisogno di mettere un po’ di distacco, di lasciare passare del tempo?
Oggi non avrei forse dovuto aprire il laptop; forse la puntata n.74 dei Lunedì delle Lettere avrebbe dovuto essere rinviata; forse sto facendo un errore…
Però ho bisogno di iniziare a mettere ordine al caos e - soprattutto - ho il desiderio di condividere con te alcune riflessioni.
Ieri sera ho concluso una settimana di formazione che ha messo a dura prova la mia resistenza fisica (non sono più abituata a lezioni 9-18 con un’ora di pausa-pranzo!) ma che ha allargato a dismisura il mio orizzonte educativo ed anche la mia didattica.
Appunto perché sento che è ancora troppo presto per essere in grado di ‘ricostruire il puzzle’, non riesco a scegliere nemmeno il punto di partenza del mio racconto. Farò allora come gli antichi e mi affiderò alla possibilità di un inizio in medias res: individuerò un punto arbitrariamente scelto della trama e procederò, lentamente, per ricostruire l’intreccio.
Sarà ovviamente una storia che non si esaurirà nella Lettera di oggi; in un certo senso ciò che ho vissuto, imparato e acquisito, nelle 40 ore della scorsa settimana da un lato riconferma i ventisette anni di insegnamento che ho alle spalle (e i ventitrè da madre), dall’altro ho la certezza che orienterà tutta la mia futura attività - professionale e personale - di educatrice.
Perché un individuo dovrebbe scegliere di immergersi in una serie di relazioni educative?
Scrivo di “relazioni”, al plurale, considerando l’evidenza della assoluta impossibilità, per l’essere umano, di vivere “come un’isola” (è la certezza della categoria di animale sociale, alla quale Aristotele per primo ci assegnò) e, di conseguenza, la chiarezza dell’origine delle innumerevoli trame di relazione delle quali sono intessute le nostre esistenze.
Che siamo insegnanti oppure no. Che siamo genitori oppure no.
Se dunque ogni individuo non può esimersi dall’essere inserito in una moltitudine di connessioni con altri (e dunque la domanda precedente era perlomeno mal posta, se non addirittura insensata), possiamo chiederci come decidiamo di muoverci all’interno di tali relazioni.
E allora… come rispondo, quando mi trovo in classe davanti ai miei studenti?
Quale criterio - più o meno inconsciamente - scelgo di seguire?
A quale modello sociale - più o meno inconsciamente - decido di aderire?
Sono del tutto libero in queste mie scelte o - più o meno inconsciamente - mi faccio ‘voce’ di un rumore sociale e culturale?
Conosco tale sottofondo?
Sono in grado di opporre resistenza?
Sono in grado di alzarmi e prendere la parola?
Ho spesso scritto, in passato, che l’educazione è antropologia. Oggi lo ripeto con un’intensità maggiore: non possiamo pensarci - io e te, tu ed altri - come uomini e donne, come persone, se non siamo disposti ad immergerci nelle profondità di quella visione dell’essere umano alla quale vogliamo dare risposta. Della quale vogliamo farci testimoni, educando.
Il resto sono i ‘necessari orpelli’: le strategie didattiche, le scelte per la programmazione annuale, gli obiettivi minimi. Meravigliosi accessori che - fortunatamente, data la nostra professione - possiamo utilizzare per rispondere alla domanda:
“come voglio entrare con amorevole prepotenza nella vita del mio studente, della mia studentessa, in modo che essi siano in grado di andare incontro alla loro vita con la certezza che si può scoprire la propria identità e fare pace con essa?”
Le pagine di appunti, i pensieri che sto già mettendo nero su bianco, i progetti per i prossimi corsi e accompagnamenti non potevano nascere che dalla chiarissima dimostrazione che filosofia, pedagogia, storia, biologia, diritto, psicologia (cito le principali) sono aree del pensiero (e dell’azione!) che si mettono tutte a disposizione di un insegnante o un genitore che abbia, sopra ogni cosa, il desiderio di accompagnare un giovane a scoprire se stesso.
Buona settimana ♡
(e non è un caso che domani il tema sia, ancora e sempre, la persona)
Bello Simona. Proprio bello questo articolo. Mi ha fatto venire in mente che quando incontriamo a una persona, ci approcciamo a tutto il suo mondo fatto di tutte le persone che ha incontrato o anche no, come i suoi avi, ma che sono parte del suo tessuto. Di questo bisognerebbe sempre tenerne conto. Grazie 💜