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Poiché credo nella sostenibilità delle attività professionali e dei percorsi culturali, ho pensato di offrire al 50% del costo abituale gli abbonamenti annuali alle Lettere.
Da oggi fino al 25 dicembre, potrai abbonarti al prezzo di 90 euro invece di 180.
Spero che questa possa essere l’opportunità per regalarti quelle che desidero essere occasioni di riflessione per tutti gli attori coinvolti nel processo educativo.
Buon sabato ✰
La riflessione sull’urgenza educativa - su quell’emergenza educativa nella quale siamo tutti immersi da qualche decina d’anni - si è fatta ancor più pressante, in questa settimana. Incredibile come chi non lavori nella scuola lo stia scoprendo soltanto adesso, a partire dagli ultimi, tragici, episodi. Quasi fosse stato improvvisamente destato da un ‘sonno della ragione’, da un’anestesia lunga anni e costellata di miti e traguardi che ora appaiono insulsi.
Inquietante, del resto, è che mentre sociologi e psicologi vedono nelle società occidentali il trionfo dell’adolescenza, la vera adolescenza - quella cronologica - si stia disgregando lungo tutto il suo contorno. Sono dunque gli effettivi adolescenti coloro i quali sembrano aver perso - o quantomeno vivere in modo dilatato nel tempo - quasi tutte le esperienze dei rituali della generazione passata (si vedano le analisi del filosofo Han a questo riguardo) che sancivano l’appartenenza all’età non più infantile e non ancora adulta: dal primo “no” del genitore al primo esame scolastico alla prima promessa di salario.
Grazie ai testi del pedagogista Philippe Meirieu, ho potuto riflettere sulla dinamica che ti ho appena descritto e mi trovo a pensare come, in un contesto culturale simile, ogni scelta si faccia provvisoria (e perciò inutile): vi sarà sempre un tempo successivo nel quale essa potrà essere completamente ribaltata. Un conto è, infatti, accompagnare gli studenti (e i figli… anche se non figli nostri, ma figli della comunità) a riconoscere l’opzionalità delle scelte, per non esserne travolti; altro conto è, invece, aiutarli a fare esperienza del fatto che le scelte hanno sempre un esito. Dal quale, poi, si dovrà ripartire, effettuare una nuova analisi, scegliere ancora e via così all’infinito…
[perdonami se continuo a pensare alla mia matematica e all’esperienza di vita che essa può diventare per uno studente, nell’esercizio costante di scelte, di riflessioni sulla conseguenza di esse, nel paragone tra due o più opzioni possibili etc]
Che cosa possiamo rinvenire di implicito in quell’abbandono, in quel distacco dal prendere posizione che troppo spesso vediamo accadere nelle aule di scuola e nelle stanze dei nostri adolescenti?
Io vi leggo un rifiuto di ipotecare il futuro - è sempre una scommessa, il futuro, no? - in nome di un presente granitico, nel quale non si lascia spazio per la valutazione delle alternative.
Ed ecco il paradosso: l’incertezza globale (delle relazioni, del lavoro, della vita stessa) si costruisce su innumerevoli, puntuali, piccole, minime certezze.
Decisioni che vanno ad abitare il presente ma che non hanno pretesa alcuna di colonizzare il futuro.
La vita si presenta allora come una successione di scelte definitive ma contraddittorie.
Questo è il modo in cui vivono gli adolescenti, oggi.
(Ma - secondo quella lettura iniziale di una adultizzazione rinviata per tutti - siamo proprio sicuri che siano soltanto i 14-19enni a provare questi sentimenti?)
Maggiore è la fragilità che osserviamo nei ragazzi e nelle ragazze che abbiamo davanti, tuttavia, maggiore deve essere lo spazio che lasciamo loro per diventare grandi, maggiore il tempo che dobbiamo lasciare che dedichino a scoprire e scoprirsi, maggiore il numero delle possibilità di scelta che offriamo loro.
Ecco, io penso che la scuola debba costruirsi su queste necessità. In modo che ‘educazione’ non sia un sostantivo che trae significato dall’aggettivo che, di volta in volta, gli si avvicina.
In modo che educare abbia valore di per sé e se ne senta sempre più la mancanza.
Oggi quindi voglio che le mie parole possano essere un’iniezione di fiducia, per noi tutti.
Ho creato una grafica che ricorda quali esperienze ed emozioni una educazione condivisa possa permettere a chiunque di vivere.
Puoi usarla come segnalibro, puoi stamparla e metterla sul fondo del tuo cassetto nella sala prof…
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