
Buon inizio di settimana e buon lunedì che sa di domenica ♡
‘ANSIA’ è forse la parola più rappresentativa dei colloqui con le famiglie.
“Va in ansia quando pensa alla verifica del giorno dopo”
“Mi ha detto che ha avuto una crisi d’ansia perché non si ricordava più i paradigmi”
(a volte ‘andiamo in ansia’ anche noi, e anche i genitori, alla prospettiva di un colloquio, vero?)
Ansia e curiosità sono due stati d’animo che sembrano arroccati su due cime opposte: lontane ma a portata di vista l’una dell’altra.
L’ansia genera costrizione e intimorisce. La curiosità ha la gioia di un bambino e suscita il desiderio di incontrare, cose e persone.
Eppure è stato dimostrato che entrambi gli stati d’animo attivano i medesimi circuiti cerebrali. Ed ecco che la rete neuronale che coinvolge essenzialmente l’attivazione dell’amigdala e genera l’innalzamento degli ormoni dello stress e un generalizzato atteggiamento ipervigile (essenzialmente la corteccia cingolata anteriore, ACC) pare proprio essere coinvolta in entrambe le occasioni, che possiamo in sostanza complessivamente definire di arousal.
È noto infatti che sia l’ansia che la curiosità innalzano la soglia delle nostre percezioni.
Per quanto trovi interessantissima la ricerca che ti ho riportato, vorrei abbandonare l’oceano della neurofisiologia per approdare a terre più sicure (se mai lo sono): la pedagogia dell’apprendimento.
Davvero sarebbe possibile - per noi, in classe, da profani delle neuroscienze - generare nei nostri studenti quello switch neuronale tra due reti che già condividono molti dei loro protagonisti (ippocampo, ACC, corteccia prefrontale laterale)?
Davvero sarebbe alla nostra portata - durante una verifica o un’interrogazione - aiutare il ragazzo o la ragazza, il bambino o la bambina che vediamo seduti al banco a spostare i loro pensieri dal “e adesso che cosa potrebbe andarmi male?” al “che cosa potrei scoprire, adesso?”.
Sinceramente, ci credo da sempre.
E da sempre lo metto - da profana, appunto - in pratica.
Forse non dovrei ammetterlo, infatti, ma non mi sono mai trovata del tutto a mio agio nei momenti di ‘somministrazione delle prove’ (che terminologia orrenda!). Allora, per un mio (e dei ‘miei’ ragazzi e ragazze) benessere, mi piace pensare al punto dell’interrogazione/verifica come ad un’occasione che offro ai miei studenti di scoprire aspetti della realtà a loro ignoti.
Invece di aspettarmi frasi che ho già detto a lezione o definizioni già scritte sui libri, mi piace che mi (e si) sorprendano. Che scoprano - insieme a me, che ‘di mestiere’ pongo domande! - la connessione tra due concetti, la relazione tra la mia disciplina e le altre.
In definitiva, si tratterebbe di celebrare l’elogio della domanda più che la tirannia della risposta.
A proposito, ho dato il via ad un nuovo percorso. Se vuoi, potrà accompagnarti durante i mesi estivi; altrimenti, potrai seguirlo con più calma, secondo i tuoi tempi, e dilazionarlo finché vorrai, perché i materiali rimarranno a tua disposizione per sempre. L’ho intitolato, appunto, LA DIDATTICA PER CONCETTI. Ho voluto riprendere ed ampliare ciò che, negli ultimi mesi, ho portato in molti collegi dei docenti con lo scopo di dimostrare come sia possibile (e nemmeno troppo complicato) creare una rete tra le discipline muovendosi tra alcuni concetti chiave, senza snaturare la propria didattica e andando incontro al bisogno fondamentale degli studenti, che è sempre quello di vedersi riconosciuti nella loro interezza.
QUI puoi leggere la scheda con tutte le informazioni. Se ti interessa, scrivimi!
Intanto ti invio un abbraccio e ti auguro una buona ultima settimana di lezione ♡
PS Sei ancora in tempo per iscriverti all’evento che il giorno 5 giugno si terrà da Terre di mezzo Editore e ricevere i materiali che io, maestra Maddalena e Simona Sessini abbiamo creato per tutti i partecipanti! Io non vedo l’ora!