Foto di David Pupăză su Unsplash
Buongiorno ♧
Stai pensando - come me - di costruire, a poco a poco, una antologia per i tuoi studenti che possa accompagnarli durante gli anni dell’orientamento? (cioè… tutti gli anni che trascorri con loro!)
Una raccolta di brani, di testi, di canzoni, di film, che possa indicare loro la strada che si chiama “arte di esistere”?
Oggi inizio segnalandoti - magari ne hai già letto ieri, nelle mie Notes qui su Substack, l’anticipazione - un post di una newsletter che amo molto: Lettere dalla Toscana. L’autrice, Giulia Scarpaleggia, elenca i suoi fallimenti ‘di maggior successo’ in cucina e, in coda all’articolo, sottolinea i tre aspetti che permettono di avvicinarsi in modo presumibilmente efficace all’arte dei cibi. Ti invito a leggere il post di Giulia, ma ti riporto qui sotto i tre elementi che lei ha individuato:
1a. Inizia a cucinare in una cucina pulita ed organizzata
2a. Leggi con attenzione la ricetta, prima di iniziare a cucinare
3a. Conosci gli ingredienti in anticipo, iniziando con ricette semplici
Ecco, io quello che scrive Giulia lo farei leggere ai miei studenti e poi li guiderei a trovare l’analogia tra l’arte dell’avvicinamento alla cucina e l’arte dello scoprire la propria direzione.
E allora, direi loro proprio le seguenti cose:
1b. Inizia a metterti all’opera in uno spazio (anche mentale) ordinato
2b. Esercita tutta la tua attenzione davanti alla prospettiva del ‘compito’ che ti stai accingendo ad affrontare (una tavola di Arte, una parafrasi, la risoluzione di un problema, …)
3b. ‘Addomestica’ in anticipo - cioè prima di inoltrarti nel ‘compito’ che ti sei prefissato - tutte le azioni e gli oggetti che lo costituiscono
Quello che spesso ho osservato, infatti, nei giovani che si accingevano ad intraprendere il percorso della scelta della scuola superiore o dell’università (soprattutto se tale scelta era raffazzonata all’interno di un percorso di orientamento di pochi mesi!!), era la scarsa dimestichezza alla riflessione su di sé.
Non smetterò mai di sostenerlo (e di dimostrarlo): individuare ed intraprendere una direzione sono azioni la cui efficacia dipende, in assoluto, dall’abitudine - estesa nel tempo - ad esercitare la riflessione critica sulle proprie azioni passate e sul proprio presente.
Prima di approfondire lo spessore formativo del fallimento, vorrei ricordarti ciò che scrisse il filosofo ed economista Ernst Friedrich Schumacher:
“Se mi limito alla conoscenza di ciò che considero vero al di là di ogni possibile dubbio, minimizzo il rischio di errore ma allo stesso tempo amplifico il rischio di smarrire ciò che potrebbe essere l’aspetto più delicato, più importante e più premiante della mia vita”
Di seguito ti presenterò un paio di brani che sono certa possano aiutare i nostri studenti a capire il disastro che provoca una cultura che neghi il fallimento.
Il primo è un brano che ho recuperato da un testo di un segretario di Stato statunitense per l’Educazione, scritto negli anni Sessanta (ed incredibilmente profetico!). Il secondo è tratto dalle parole di uno dei fondatori della Pixar
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