Lettere ad un (giovane) docente

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Lettere ad un (giovane) docente
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Fatica e desiderio

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Accompagnare uno studente (o un figlio) significa…?

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Simona B.
mar 19, 2024
∙ A pagamento
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Fatica e desiderio
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Buongiorno ✫

Da tempo sto cullando nei miei pensieri il percorso di riflessione che inizia oggi, con questa Lettera del Martedì, il giorno che tradizionalmente dedico a quelle che, nella struttura della mia proposta di formatrice, ho denominato Stanze di Valore. Come per tutti gli appuntamenti precedenti, allora, avrai a disposizione quattro martedì successivi, declinati in forma di ‘percorso guidato’, ruotanti intorno ad un tema che ritengo essenziale nella vita di chi si occupi - a vario titolo - di educazione.

Una “stanza tutta per te”, quindi: un sentiero da intraprendere e seguire con i tuoi tempi, da percorrere in entrambe le direzioni a seconda delle tue esigenze del momento, al quale poter tornare sempre (gli abbonati possono accedere all’archivio indefinitamente).

Parleremo dunque di quali azioni possa compiere un educatore nella prospettiva di condurre il giovane a desiderare la propria crescita.

Ho voluto infatti chiamare questo dodicesimo mese di approfondimento e formazione “Alla scoperta del Sé nella scuola”.


Chi mi legge da qualche tempo, conosce il debito culturale - che negli anni si è tramutato in vero e proprio ‘affetto’ - che provo nei confronti dei filosofi contemporanei che hanno posto al centro del loro lavoro l’essere umano. Primo fra tutti, Paul Ricœur. Posso davvero affermare che i suoi lavori siano la ‘voce’ che ha orientato in modo più deciso ed autorevole la mia professione e le scelte più importanti attinenti ad essa; anche il fatto che io sia, qui in questo luogo, a scrivere a te, poiché io e te condividiamo lo sguardo sull’educazione attraverso le relazioni (e anche la didattica è relazione!).

Alla mastodontica opera del filosofo francese mi avvicinai - molti, molti anni fa - dalla parte relativa alla narratività (il suo Tempo e racconto rimane l’opera nella quale ritrovo le domande - più che le risposte! - che continuo a pormi); tutte le mie analisi e riflessioni circa l’orientamento (narrativo, appunto) sono nate dallo studio di quel testo.

Mi piace dunque leggere la nostra azione educatrice - che, lo ribadisco, passa anche dalla ‘banalità’ della scelta di uno specifico manuale di testo e dal ‘rituale’ delle programmazioni - come la serie di atti messi in essere da chi accompagna un altro essere umano nella stesura della propria storia. 

✯ Che cosa altro è l’educazione, infatti, se non una antropologia?

✯ Quale altro scopo possiamo porre nel nostro orizzonte se non quello di esplorare i confini dell’essere umano, durante il percorso attraverso il quale l’individuo va a scoprire chi è?

Competenze, strategie, ausilii e collaborazioni - quando ci si trovi in ambito professionale e quindi non basti la semplice relazione di appartenenza e di affetto - sono la facciata strumentale di un edificio il cui senso e valore sono quelli scritti sopra.

Non a caso, spesso, proprio qui sulle Lettere, ho rivendicato la denominazione di ‘professione di cura’ per il nostro lavoro. 

Prendendo quindi in prestito la dinamica che venne svelata da Ricœur nelle sue opere, circa il percorso di vita di ogni individuo, vorrei proporti di declinare la nostra azione didattico-educativa nel seguente movimento tripartito:

  1. Affermazione originaria

  2. Attestazione

  3. Riconoscimento

Procederemo per gradi. Innanzitutto, allora:

1. Che cosa significa esplicitare il tempo della scuola, nella vita dell’individuo, nella forma di una affermazione originaria?

#La sezione seguente è riservata agli abbonati#

Ti ricordo che, da questa settimana, è attiva la nuova tariffa per l’abbonamento annuale (60 €, invece dei 100 precedenti), che ho scelto di applicare per andare ancor più incontro alle esigenze di un pubblico di lettori che vogliono dedicarsi ad una tipologia di formazione continua sui temi dell’educazione e della didattica.

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