Foto di Patrick Perkins su Unsplash
Buongiorno e buona ultima settimana di maggio!
Oggi volevo iniziare queste mie righe settimanali condividendo la sensazione che mi invade quando mi metto qui a scrivere di scuola. Ho scattato anche una fotografia, proprio adesso!
Oggi volevo proprio scrivere, infatti, dell’importanza che hanno le idee, nel nostro lavoro.
Mi sorprende ritrovare all’interno dei volumi - vari e variegatissimi, che ho acquistato negli anni e che compongono una biblioteca che amo come fosse una sorella - una corrispondenza quasi perfetta con le azioni che svolgo (o potrei svolgere) in classe. Non è vanagloria e nemmeno una coincidenza: è metodo. La teoria, nella mia vita, va risolutamente a braccetto con l’applicazione.
Quando, durante gli incontri, sottolineo il ruolo fondamentale dell’educazione ad un pensiero flessibile e riflessivo - esprimendomi come due dei miei mentori, entrambi filosofi, Edgar Morin e Luigina Mortari - in realtà descrivo quella che è la struttura del mio lavoro. In classe con gli studenti, durante le masterclass o nella creazione dei percorsi di formazione, con i colleghi.
Dal generale al particolare: dalla teoria alla sua declinazione contestualizzata.
Sto parlando di una teoria che non svolga il ruolo accessorio di ‘veloce introduzione’, a beneficio di momenti legati allo specifico di una classe o di una disciplina. Ricordo fin troppi corsi di aggiornamento durante i quali il tema era l’utilizzo di uno strumento, di una metodologia all'ultimo grido, senza che il “perché” venisse citato come ragione fondante della tecnologia.
Il mio desiderio, quando ho voluto avviare la ‘mia’ formazione, era altro. Il mio scopo era (ed è) l’allenamento alla creatività e la volontà di accompagnare altri docenti a verificarne la possibilità - anzi, la necessità - nell’agire quotidiano.
Se lavori con me lo sai bene: faccio di tutto affinché il quadro d’insieme (che è storico, scientifico, filosofico, economico, culturale in senso lato) sia compreso e addomesticato nei dettagli, in modo da poterlo poi volgere nel frammento che interessa e che si ha davanti agli occhi: la terza B, “la scuola di quest’anno che ha un’utenza così diversa da quella in cui ero lo scorso anno”, un collegio docenti particolarmente collaborativo etc. Questi sono i dettagli, questo è il particolare. Come arrivarvi, a partire dal generale, lo sai solo tu; io, semplicemente, ti sostengo e ti offro le risorse per esplorarlo.
È una scelta - oserei dire - coraggiosa, o anche rischiosa, sicuramente anacronistica rispetto ad un tempo nel quale la richiesta dell’utente è spesso di tipo esclusivamente ‘tecnico’. Ma è la scelta di vita che non potevo far altro che compiere in tutte le sue sfumature.
[sorge spontanea l’analogia nei confronti di quelle famiglie che, durante i colloqui, in modo palese affermano di non vedere l’importanza di spendere tempo nella comprensione di un concetto matematico, in una prospettiva di utilità della materia che pure va ben oltre il calcolo del resto al supermercato]
Venticinque anni di insegnamento non hanno fatto altro che convincermi della necessità di rendere creativa una professione come la nostra; come direbbe un qualsiasi artista, la creatività nasce dal rigore, dalla conoscenza accurata di tutto ciò che è stato (già) detto e fatto, perché soltanto una competenza simile - storica, filosofica, teorica, quindi - permette di elaborare una strategia propria. Una strategia declinata nel particolare, e perciò strettamente corrispondente ad esso e (con qualche probabilità in più) efficace.
Perché il particolare, nella nostra attività (un po’ come in quella del medico) è tutto: la tua classe, il tuo studente, la storia unica di ognuno, il tempo nel quale tu e ‘loro’ vi siete incontrati.
Le idee originali nascono con tanta più facilità quanto più ci si immerge in profondità nelle ragioni che, persino, si vogliono superare. È la storia del pensiero umano; è la storia della crescita di ogni individuo. Per fare la rivoluzione, bisogna conoscere perfettamente ciò contro cui ci si erge.
Mi piacerebbe molto che questa fosse la certezza sulla scuola che possiamo qui condividere.
Ti auguro una buona settimana…
Simona