“È una prospettiva di linguistica cognitiva, nella quale la lingua è una parte dell’intero sistema cognitivo di cui l’uomo dispone. Ciò significa che la lingua è interattivamente connessa con il modo in cui l’uomo percepisce, costruisce categorie e forma concetti, con la sua capacità di astrarre, di vivere sentimenti e di perseguire intenzioni, e, in generale, con il pensare e il ragionare”
(R. Dirven, M. Veerspor, Introduzione alla linguistica. Un approccio cognitivo, Clueb, Bologna, 1999)
Buongiorno ♡
All’interno e sulla superficie delle parole che in ogni istante e contesto scegliamo di utilizzare - oppure che decidiamo consapevolmente di rifiutare - si manifesta il nostro pensiero sul mondo. In quello che potremmo definire un ‘gioco serio’ tra natura e cultura, tra il proprio vissuto e le strutture del tempo nel quale abitiamo, muovendo fra lessico e sintassi, ognuno di noi si espone alla comunità, ma ancor prima a se stesso. Il sentiero della linguistica offre a chi lo percorre non soltanto la certezza di un sistema simbolico basato sulla biologia dell’individuo, motivato cognitivamente ed organizzato in una grammatica, ma anche gli scorci di un paesaggio ricco di affetti e condiviso socialmente.
Proprio per queste ragioni avevo deciso, qualche mese fa, di rivolgere una parte del mio tempo di ‘professionista dell’educazione’ a mettere nero su bianco il risultato delle esperienze e delle attese che la scuola ha significato per me, negli ‘ultimi’ ventisei anni.
Ne è nato il progetto del Piccolo Dizionario sentimentale della Scuola: parole della scuola, parole nella scuola. Perché credo - e voglio - che la scuola sia metodo del vivere, cioè luogo e tempo di esperienze di benessere individuale e di coinvolgimento civico.
Scuola è quella possibilità che viene data ad ognuno di immaginare l’edificio della realtà in forme diverse a seconda del simbolo linguistico che decidiamo di utilizzare.
Dei talenti come linguaggi, avevo scritto venerdì scorso, qui:
Scuola è scoprire come alcuni di questi simboli - dimenticati, da disseppellire o banalmente sconosciuti - siano in grado di aprire uno squarcio sul panorama.
✦ Permettendo a chiunque di leggere il mondo, di riconoscere i criteri di giudizio ad esso applicabili, di condividerli oppure no, di elaborarne di nuovi.
✦ Garantendo ad ognuno la comprensione di se stesso, l’estensione della propria identità in un passato che a tutti appartiene e in un futuro che non è soltanto disastro da temere ma sfida da accettare.
Le parole circondano il presente, ogni istante del nostro presente. Ci accompagnano quando parliamo con altri o leggiamo o scriviamo, ma anche nel silenzio e perfino nei sogni. E dal presente più immediato si distendono verso il passato e si protendono verso il futuro, coinvolgendo anche pensieri, volontà e coscienze umane.
(T. De Mauro, Prima lezione sul linguaggio, Laterza, 2002)
Scrivere il Piccolo Dizionario mi ha permesso di:
ribadire che aspetto deve assumere la relazione educativa, che per ognuno transita dalle sue discipline, efficacissimi strumenti di dialogo e condivisione
approfondire conoscenze ed affinità con altri docenti (e molti genitori… e di questa cosa sono orgogliosa e felice!)
armarmi di scalpello e togliere, da alcune delle parole alle quali affidiamo la descrizione dell’esperienza scolastica, tutte le finzioni e sovrastrutture che non si rifanno ad esperienze concrete
restituire dignità e speranza a tutti coloro i quali, quotidianamente, si scontrano con l’immagine sterile di un apparato burocratico mastodontico e avverso
E allora - perché no? - brindiamo alle parole che fanno la scuola…
Raccontiamocela a vicenda; scoviamo ricordi passati ed azioni attuali che abbiano senso per noi - docenti, genitori, studenti - e che, su questo significato, vadano a costruire il ruolo della scuola del futuro. Che sarà per noi e per tutti.
Le mie parole iniziali erano quelle 29 (una per giorno, nel mese di febbraio) che riporta il Dizionario e alle quali, oggi, non posso fare a meno di essere totalmente grata.
Altre ne ho in cantiere…
Sarei felicissima se anche tu volessi, insieme a me, accettare la sfida di provare a raccontare un’educazione che non poggi sulla riuscita a tutti i costi e sulla negazione della libertà di ognuno, ma che guardi alle soluzioni che possiamo creare in modo da rendere il presente e il futuro ‘terra amica’ (per noi, per i nostri studenti e per i nostri figli).
Puoi quindi:
scaricare il Prologo, che in sé già dice molto di quello che avrei poi perseguito, addentrandomi nel progetto
chiedermi ‘una parola a caso’ (vuoi che la scelga io oppure hai un numero preferito, dall’1 al 29…?)
trovare qui tutte le indicazioni per l’acquisto dell’opera (il costo è di 30 euro)
Del resto (anche qui lo ricordavo), condividere un linguaggio è condividere una visione del mondo; è guardare insieme per costruire. È narrarsi a vicenda le storie che raccontano chi siamo.
Inoltre, ho scoperto la meraviglia dell’orientare la propria professione in una direzione che sia costellata di simboli coerenti tra loro.
Per queste ragioni, spero di trovarti anche in mezzo alle ‘mie’ parole…
Buona settimana ♡
Foto di Sven Brandsma su Unsplash