Buon lunedì! ♡
Leggevo, proprio questa mattina, la newsletter di Emma Gannon, all’interno della quale trovo sempre elementi di corrispondenza con ciò che provo/penso/faccio.
Oggi ha suscitato la mia piena risonanza il concetto di “proprietà intellettuale”, intendendo con esso la descrizione che sarebbe bello ogni insegnante potesse dare al suo lavoro. Scrivo questo nel bel mezzo di mesi piuttosto intensi, dedicati alla progettazione e conduzione dei corsi PNRR che sto tenendo per Lattes Editori.
Quando mi siedo al mio tavolo, consulto uno dopo l’altro i miei libri, mi lascio ispirare - cioè trascinare lontano da ciò che ‘normalmente’ è SCUOLA - ho la netta percezione di stare creando. Ma provo la medesima sensazione quando, alla ventesima volta che incontro una classe e transito di nuovo dalle proprietà delle potenze, prendo una via che mai prima mi era accaduto di esplorare. Perché gli studenti non sono mai gli stessi né lo sono io.
Sono sicura che provi la stessa cosa anche tu.
(perché semplicemente… sei qui insieme a me!)
Ne abbiamo incontrate - e continuiamo ad incontrarne - di smorfie snob, di commenti acidi, di tentativi di sminuire questa nostra tensione alla creazione. Perché - dai, diciamocelo a chiara voce! - la scuola continua ad essere abitata da insegnanti (anche giovani, purtroppo) che… ⇓
“ma questi sono concetti troppo difficili per i miei!” [ops… devo aver insegnato in una ‘scuola speciali per geni’, oppure all’università, per ventisette anni, senza accorgermene!]
“ma non c’è un programma/app/sito già esistente che possa fare lo stesso percorso?” [sì, certo! Ma baratteresti il tempo guadagnato con la consapevolezza di essere ‘la copia’ di mille altri professionisti?]
“ma la scuola deve essere inclusiva!” [sedersi al tavolo e tirare fuori dal cilindro uno strumento per ognuno dei tuoi studenti, forse non lo è?]
Confesso: è demoralizzante ascoltare talune obiezioni, a maggior ragione se si vestono di autorevolezza espressa in burocratichese. Non penso tanto a me, ma agli studenti. Che quindi riterremo degni, al massimo, di un quizzino sulla Prima Guerra Mondiale (ma creato con l’app, perbacco!) oppure di un giochetto (ma chiamiamolo ‘inclusivo’!) creato in ambiente digitale.
È il rischio che si corre quando si confonde la strategia con l’obiettivo, la tecnica con il significato
È un rischio che conduce a non mettersi mai nelle condizioni di realizzare il motto nel quale mi rispecchio con nitidezza, quello appunto che Lattes Editori ha fatto suo: “solo chi percorre nuove strade raggiunge nuovi traguardi”.
Fa paura, avventurarsi dove non sappiamo nemmeno quali strumenti ci saranno utili.
Ma serve il coraggio di farlo.
PS Ma grazie infinite al ‘mio’ gruppo di maestre (con annesso ed imprevisto docente di Lettere della secondaria, capitato per caso e rimasto per scelta!) con cui sto rivisitando vecchi percorsi e mettendone alla prova dei nuovi. Con gioia, stupore e creatività condivise.
Questo, dà speranza.
Un abbraccio e buona settimana a te ♡