“Un risultato nuovo ha valore, se ne ha, nel caso in cui stabilendo un legame tra elementi noti da tempo, ma fino ad allora sparsi e in apparenza estranei gli uni agli altri, mette ordine, immediatamente, là dove sembrava regnare il disordine […] Inventare consiste proprio nel non costruire le combinazioni inutili e nel costruire unicamente quelle utili, che sono un’esigua minoranza. Inventare è discernere, è scegliere […] fra tutte le combinazioni che si potranno scegliere, le più feconde saranno quelle formate da elementi tratti da settori molto distanti.
Non intendo dire che per inventare sia sufficiente mettere insieme oggetti quanto più possibile disparati: la maggior parte delle combinazioni che si formerebbero in tal modo sarebbero del tutto sterili. Ma alcune di queste, assai rare, sono le più feconde di tutte”
(H. Poincaré, Scienza e metodo, 1906)
{Eccoci arrivati al quarto appuntamento del percorso di formazione sostenibile Distrazione come risorsa. Ti accompagnerò, fino al termine del mese di agosto, nell’esplorazione di un concetto che troppo spesso siamo stati abituati ad inserire nella ‘lista dei cattivi’.
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Buongiorno ♡
Direi che in un mese ne abbiamo fatta di strada…!
Siamo partiti - ed era l’inizio di luglio, il tempo dei primi respiri fuori da scuola, per alcuni - ragionando sul significato di un tempo dedicato all’indugiare, alla contemplazione. Pensatori come Bauman, come Han, ci hanno preso per mano e invitato ad esplorare un paesaggio che diamo, a volte, per scontato.
In seguito, Pascal, Voltaire ed Elena Granata ci hanno aiutato ad avvicinarci al concetto di distrazione dal versante della curiosità.
Non trovi anche tu che questo possa davvero cambiare la prospettiva?
Infine, la volta scorsa, grazie a Roberto Maragliano ci siamo accorti che la scuola dell’epoca post-moderna necessita di una riflessione estetica, per la quale il concetto di digitale assume connotati molto più ampi rispetto al valore strumentale che gli diamo (soprattutto dall’epoca della pandemia).
E oggi che strada prenderemo, invece?
Ti ho preparato un percorso costeggiato da autori che amo molto, che condivisero il respiro di un’epoca caratterizzata da una profonda rivisitazione del concetto di coscienza. Ti condurrò infatti nelle vicinanze della poetica (quindi della concezione dell’Uomo) di Poincaré, Proust e Bergson. Un matematico, un letterato ed un filosofo che non furono affatto soltanto quello, ma che dimostrarono come riflettere sulle idee che la cultura del tempo propone conduce a visioni sfaccettate di una medesima realtà.
Ho amato Proust come tutti coloro che lo amano, probabilmente sin dal liceo; Poincaré mi ha aperto ad un’idea della matematica alla quale, invece, il liceo non mi aveva affatto preparato; Bergson l’avevo semplicemente odiato… finché ho capito che cosa avevano in comune tutti e tre.
(e avevano in comune con Picasso, con Einstein, con i Planck, gli Heisenberg e i Bohr che smantellarono la fisica, quindi la realtà, nel primo Novecento, e osarono rivoluzionarla)
Lo spazio e il tempo non erano più quelle realtà che duemila anni di storia avevano voluto farci credere… Semplicemente questo, dobbiamo al Novecento.
In che cosa potrebbero esserci di aiuto ‘quei tre’ nel nostro percorso sulla distrazione come risorsa?
Partirei pensando alla matematica, ambito che meno si potrebbe avvicinare all’idea di una distrazione che sia sana, che possa cioè recare vantaggio a chi la applica. E quindi partiamo con Poincaré, del quale ti ho riportato in esergo il brano che è un po’ il mio nume tutelare da venticinque anni.
In Scienza e metodo e in Il valore della scienza, Poincaré torna molteplici volte su ciò che accade durante il periodo dell’attività professionale che potremmo definire ‘riposo’ ma che egli preferisce chiamare ‘incubazione’. Non a caso, se proprio vogliamo convincerci di quanto creativa sia la matematica, sono gli scritti di questo autore che dovremmo prendere in mano innanzitutto.
Secondo Poincaré, durante i momenti di distrazione, l’attenzione cosciente è spostata altrove, in modo che il lavoro della mente sia ancora presente, pur procedendo sotterraneo. L’intenso sforzo iniziale - di concentrazione, di domanda, di riflessione - pare quindi essersi bruscamente interrotto; invece esso permane, anche se ad un livello diverso. Le idee continuano a rincorrersi nella mente, ma con una libertà maggiore; è questo il momento nel quale si testano nuove soluzioni o combinazioni tra gli elementi noti.
Di certo avrai già letto del racconto del sogno di Einstein, che - nelle sue stesse parole - gli avrebbe aperto la riflessione che sarebbe poi sfociata nella teoria della relatività: sognare di cavalcare un raggio di luce.
La distrazione, dunque, secondo Poincaré, svolge un ruolo decisivo nel processo di invenzione. Infatti egli non la associa all’idea di svago, di divertissement, e nemmeno di riposo quindi. La distrazione diventa conditio sine qua non affinché la mente si sottragga per un attimo alla presa dell’Io cosciente ed esplori nuove possibilità.
Ti confesso che penso spesso a Poincaré quando ascolto, durante certi consigli di classe, definire in modo sarcastico un ragazzino come “perso nel mondo dei sogni”...
Poincaré, in realtà, non si accontenta di assegnare a tali momenti ‘sognanti’ un valore creativo; egli addirittura li considera più efficaci addirittura dei momenti di attenzione! Questo lo deduciamo dal verbo che egli utilizza nel brano che ti ho riportato: scegliere.
La scelta - benché inconscia - attiene a delle regole, che sono dettate da un senso estetico di armonia e hanno le radici nel lavoro cosciente precedentemente svolto (quello svolto durante il momento dell’attenzione). Quindi l’attimo rivelatore è inconscio ma può esistere soltanto se vi è stato un momento conscio, attentivo, precedente. E non finisce qui. Perché l’irrompere della coscienza - e quindi dell’attenzione - è necessario anche successivamente: è grazie ad uno sforzo volontario e cosciente che la mente riesce poi a verificare, vagliare e rendere fruttuosi i risultati ottenuti.
Tieni in mente il raggio di luce di Einstein (e l’immensità delle conseguenze che per la Fisica ne derivarono…) e ti sarà tutto perfettamente evidente.
Invece Proust che cosa ci offre di differente, rispetto all’idea di creatività scaturita dalle riflessioni di Poincaré?
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