Manca meno di un mese a Natale!
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Spero che questa possa essere l’opportunità per regalarti quelle che desidero essere occasioni di riflessione per tutti gli attori coinvolti nel processo educativo.
Buongiorno ♡
Sabato mattina ho trascorso una quindicina di minuti ascoltando un Baricco inedito. Incredibilmente per me inedito, dato che amo da sempre le sue immagini e il suo ritmo, su carta o nel suono della parola. Si tratta di un breve intervento che egli tenne alla Scuola Holden, qualche anno fa (lo puoi ascoltare a questo link). Titolo: la necessità del raccontare.
Se mi leggi da un po’, saprai che del racconto, del narrare, mi sono sempre confessata succube e schiava devota. Se dovessi indicare la cifra della mia vita, non potrei che riferirmi alla fascinazione esercitata dalla parola, in tutte le sue forme. Professionalmente parlando - e cioè nelle vesti di insegnante e di formatrice, e non di semplice studentessa e lettrice - devo tornare indietro nel tempo a circa una ventina di anni fa, quando una serie di circostanze fortuite e di letture extra mœnia si sono rivelate una vera epifania. Sino ad allora, mi ero tenuta stretta un’ambivalenza di fondo - tra linguaggio poetico e linguaggio logico - della quale, tuttavia, non riuscivo a dare fino in fondo ragione ad altri. Soltanto dopo essermi un poco avventurata in terreni apparentemente poco coerenti con una descrizione rigorosa, scientifica, della realtà (ero laureata in Biologia ed ero ai primi anni di insegnamento della Matematica e delle Scienze), scoprii che ciò che mi chiamava era verificare alla radice la portata evocativa nella conoscenza dettagliata della realtà matematica e fisica. Verificarlo per me, con lo scopo di tradurlo in didattica per i miei studenti.
Non è stato affatto facile.
[Non dimenticare che erano gli anni in cui nella scuola italiana imperavano le “3 I” - Internet, Inglese, Impresa - ed era poco compreso (se non addirittura osteggiato) tutto ciò che proponeva di scostare la direzione dell’insegnamento delle discipline hard da un efficace e puntuale piano d’azione volto a rifocillare di competenze gli studenti]
Molte volte ho valutato serie alternative all’insegnamento, spesso mi sono definita semplicemente inadeguata a svolgere il mio ruolo sociale.
In un modo o nell’altro, gli anni trascorrevano, io non avevo abbandonato la classe e - senza sosta, questo mai - continuavo a studiare e ad approfondire una ricerca che, timidamente, stava iniziando a rivelarsi visibile. Ed anche - incredibilmente, per me! - accettabile.
Gli anni più recenti sono stati - devo ammetterlo - molto più sereni: la certezza di non essere più una voce fuori dal coro e l’amicizia con studiosi di ben maggior peso di me hanno fornito alla mia identità professionale quello spessore di cui avevo sempre sentito la mancanza.
Ormai non mi sentivo più un pesce fuor d’acqua, quando, durante i collegi docenti, rivendicavo l’urgenza di restituire all’insegnamento della matematica e della scienza tutta una dimensione linguistica. Approfittando di entrambe le declinazioni del linguaggio, quella del mythos e quella del logos.
Dopo tanto errare…
… eccomi di ritorno a Baricco, dunque!
Senza ritornare su ciò che ho spesso raccontato (soprattutto durante la bellissima masterclass Pensiero Logico e Pensiero Narrativo, che si era tenuta lo scorso anno), vorrei adesso proporti le analogie didattiche che il discorso di Baricco mi ha suscitato. In particolare, vorrei riflettere sulle ragioni per le quali dovremmo - sempre, in ogni disciplina - pretendere dei passi argomentativi. Che sono poi azioni narrative.
Non mi soffermerò a lungo sul ruolo di ordinamento di una serie di dati, che viene svolto dalle narrazioni. Mi sembra fin troppo evidente. Quando chiediamo agli studenti di motivare ciò che affermano, non ci stiamo aspettando da loro nient’altro che la presentazione di una serie ordinata (di norma con relazioni causa-effetto) delle informazioni che abbiamo dato loro ‘in pasto’. La risoluzione di un problema è narrazione, infatti; essa consiste nell’andare a ripescare, all’interno del testo proposto, tutte le informazioni necessarie e nel ricomporle in una serie, affinché tale sequenza sia già la risposta.
Il valore delle narrazioni che creiamo - afferma Baricco - sta nel darci forza, energia. In un universo la cui entropia tende inesorabilmente a crescere (perché inesorabilmente aumentano le informazioni e le possibilità di combinarle tra loro), dare vita ad una storia significa creare una piccola oasi di ordine.
E quando si crea ordine, si rinviene un significato.
In definitiva, i versi di Omero sono transitati a me, sabato pomeriggio, attraverso le parole di Baricco, per confermarmi ancora una volta ciò che sappiamo benissimo.
Tutte le occasioni che abbiamo di chiedere ai nostri studenti un giudizio, una argomentazione, una motivazione, sono possibilità che offriamo loro di scoprirsi più forti.
Buona settimana ♡