Nel profondo del nostro cervello
Conoscersi per comunicare. Conoscersi per incontrare l'altro. (dove voglio presentarti un argomento sul quale impostare una didattica annuale!)
Buonasera e grazie per avermi accolta anche a quest’ora tarda ♡
Stai per leggere il secondo appuntamento (di quattro, il primo lo trovi qui) del percorso dedicato a Orientamento & Affettività con i preadolescenti.
La scorsa settimana avevo posto come nostro traguardo - di insegnanti, genitori e di educatori - quello di aiutare i ragazzi e le ragazze a diventare felici di convivere con se stessi e con gli altri.
(che poi è il traguardo che ognuno ha per sé a qualsiasi età, o no?)
Chiunque abbia o abbia avuto a che fare (da insegnante oppure da genitore) con l’età della preadolescenza, sa bene quanto delicato sia per l’individuo l’avvicinamento alla scoperta di sé.
Da docente di scuola media, ho sempre considerato un privilegio essere ‘obbligata’ a pormi il problema di come affrontare quel particolare momento del neurosviluppo che i miei studenti stavano attraversando.
Dovevo affrontarlo senza ‘giocare ad essere chi non sono’, cioè mantenendo fermo il mio ruolo di insegnante e tenendo saldo il timone sulle opportunità e le esperienze che le mie discipline possono offrire fra gli undici e i quattordici anni.
Poiché sapersi guardare è la competenza più ampia che la scuola e che ogni disciplina possano offrire. In cambio, entrambe chiedono allo studente l’adesione ad un metodo, una presa di responsabilità ed una coerenza ferrea nella frequentazione dei diversi linguaggi disciplinari.
Continuo a considerare (e i risultati, devo dire, mi danno ragione) che orientarsi sia un’azione che possiamo insegnare a copiare, in una sorta di attività mimetica rivolta all’adulto che i ragazzi hanno davanti. E, come per ogni lavoro di copiatura, indispensabili sono il tempo e l’acquisizione progressiva di padronanza nel maneggiare gli strumenti.
Tre anni, dunque, non un giorno di meno.
Tre anni per esplorare gli orizzonti di tutte le discipline e di tutti i linguaggi, per mettersi alla prova, per accettare successi e fallimenti, per comprendere quale bene un determinato ambito possa costituire per la propria esistenza.
Capirai quindi perché credo soltanto per uno scarso 1% all’efficacia delle ‘sagre dell’orientamento’, che in questo periodo stanno iniziando i loro allestimenti. Una direzione più che essere scelta deve essere attivamente e con continuità percorsa.
E perciò il compito è nostro, di ognuno di noi (non solo dell’insegnante di Lettere!).
{ritrovi questi aspetti, molto più approfonditi, nelle Stanze di Valore dedicate all’Orientamento. Puoi consultarne i contenuti a questo link}
Il percorso che ho avviato qui martedì scorso, tuttavia, vuole accompagnarti a visualizzare la situazione da un punto di osservazione più alto, più esteso. Non si tratta di un’altra prospettiva rispetto a quella che ho in passato affrontato, ma sicuramente coincide con uno sguardo sulla questione orientativa che abbraccia anche altri aspetti della persona-studente.
Ritengo infatti che gli strumenti che, educando, possiamo fornire siano tanto più efficaci quanto più vadano a trovare una loro specifica corrispondenza in chi deve imparare ad utilizzarli.
Coniugare l’Orientamento con l’Educazione all’Affettività ha questo potere, e si rivela perciò doppiamente efficace e potente negli obiettivi che i due percorsi, separati, si porrebbero.
Se ti interessa, puoi leggere nella prossima sezione alcuni spunti interdisciplinari. (ti ricordo che, se cerchi una formazione uno-a-uno e declinata sulla tua situazione didattica specifica, da qui puoi iscriverti al percorso trimestrale “Orientamento&Affettività)
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