“Giovane insegnante, io predico un’arte difficile; quella di governare senza precetti e di potere tutto senza fare nulla”
(J.-J. Rousseau, Emilio o dell’educazione, 1762)
Buongiorno ✰
Qualche giorno fa, dopo aver pubblicato su Instagram alcune storie riguardanti la didattica orientativa, più d’uno - tra i docenti di scuola superiore - mi ha confessato che l’argomento non era stato ancora messo a tema nei collegi docenti sin qui tenutisi. C’è di peggio… Emerge, negli scambi epistolari che ho con tanti docenti, sconsolata l’osservazione di come (non sempre, ma spesso) in occasione di tali appuntamenti (fondamentali per la vita e l’autonomia di una scuola) il focus sia l’assolvimento di varia burocrazia e non sia la didattica.
Anche nella tua scuola accade la stessa cosa?
Sembra incredibile, no?
Risaputo ed ampiamente sfruttato è il paragone tra la scuola italiana (ma basterebbe spostarsi oltralpe per avere la medesima sensazione, v. dopo) ed un lento e goffo pachiderma. Esperienza comune è la delusione provata quando, a fronte di un progetto innovativo e condiviso, ci siamo trovati di fronte ad una porta chiusa o a delle spalle alzate in modo sconsolato oppure irridente, da parte di coloro che avevamo di fronte e a cui ci eravamo rivolti con speranza.
È evidente che una formica non possa spostare un pachiderma, ma penso invece sempre che il tafano di socratica memoria possa dare ben fastidio anche all’animale più grande.
NdN. Magari non proprio all’elefante, dato il carattere ‘pachi’ del suo derma!
(hai notato che NdN significa Nota del nerd…?)
Quando penso alla rivoluzione gentile della scuola (il pensiero che mi ha portato, sei mesi fa, ad avviare il progetto di queste Lettere), penso alla forza d’animo che è necessaria ad ognuno degli attori del progetto ‘Istruzione Nazionale’. I libri che tanti di noi acquistano di tasca propria per le biblioteche di classe, le ore offerte senza che vi sia il minimo dubbio sul fatto che non verranno retribuite, le azioni educative nei confronti dei nostri studenti che anticipano decisioni formali e ufficiali… Et cetera.
Tutto questo si ricollega ad uno dei volumi su cui sto lavorando: Qui veut encore des professeurs? di Philippe Meirieu, attualmente docente di Scienze dell’Educazione nell’università Lyon-2 e coinvolto, durante la sua carriera, in numerose azioni di riforma del sistema educativo francese.
È il caso di chiederselo davvero…
Chi li vuole ancora, degli insegnanti?
Se poi vogliamo risollevarci il morale con il detto “tutto il mondo è paese”, potremmo leggere la prefazione del libro.
Una serie di riforme e promesse non mantenute…
Una professione screditata da decenni e via via finanziariamente declassata…
La penuria strutturale di professionisti…
L’avvenire della democrazia in pericolo…
Quando la scuola si è trasformata in tecnocrazia?
Quando si è piegata alla logica dei servizi?
[Che poi, a ben rifletterci, l’efficacia di un servizio si misura dal livello di soddisfazione espresso dagli utenti, mentre l’efficacia di un’istituzione è data dalla sua capacità di incarnare dei valori. Forse la bontà del sistema giudiziario si basa sulla soddisfazione dei giudicati…?]
E allora, nell’ottica del servizio, ecco che infatti abbiamo visto apparire il concetto di concorrenza. Quindi i sistemi di valutazione sistematici, i PISA, i TIMMS e PIRLS… Con gli esperti dell’OECD che ‘collezionano campioni significativi’ e misurano le performances degli adolescenti.
Eppure, contrariamente a quanto immaginano in molti, l’OECD non è un’organizzazione non-profit che si batte per l’accesso di tutti e tutte all’istruzione, non è una ONG militante né un’istituzione internazionale volta a difendere l’infanzia e a promuovere la cultura (come l’Unicef o l’Unesco). L’OECD è un consorzio che venne creato nel 1948 da alcuni dei Paesi più avanzati, allo scopo di gestire l’applicazione del Piano Marshall. Tanto che essa non fa mistero alcuno, ancor oggi, di voler difendere la liberalizzazione in ambito economico - grazie alla concorrenza - allo scopo di favorire l’innovazione e l’aumento di produttività. Non è forse vero che il programma PISA è nato con lo scopo di attivare la concorrenza tra i sistemi educativi, comparando l’efficacia di ognuno di essi rispetto a standard comuni?
Quando bussiamo ad una porta che non vuole aprirsi, con in mano le nostre belle carte piene di appunti, dovremmo ricordarci anche di tutto questo.
E dovremmo perciò tornare alla nostra scrivania, delusi ma non frustrati, a trasformare quegli appunti nella nostra lezione dell’indomani.
Questa, penso che sia la rivoluzione che la scuola si merita.
E che ci meritiamo anche noi.
Buona settimana ✰