“[...] un digitale, è importante che io aggiunga, capace di integrare suono e immagine e operatività, tanto più all’interno di una cultura dominata quasi ossessivamente dalla lingua scritta. È perché lì dentro, in quel riassetto di sapere in chiave multimediale e reticolare, ci ho sentito certi odori e sapori: la Montessori, il pensiero sonoro e visivo, la soggettività”
(R. Maragliano, Zona franca. Per una scuola inclusiva del digitale, 2019)
{Eccoci arrivati al terzo appuntamento del percorso di formazione sostenibile, dedicato alla Distrazione come Risorsa. Ti accompagnerò, fino al termine del mese di agosto, nell’esplorazione di un concetto che troppo spesso siamo stati abituati ad inserire nella ‘lista dei cattivi’.
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Buongiorno ♡
Hai già sentito parlare di Roberto Maragliano?
Si tratta di uno fra i pedagogisti più accreditati per quanto riguarda la didattica digitale e multimediale; adesso in pensione, fu membro della commissione Berlinguer e quindi partecipò alla riforma, decisiva per la scuola italiana, promulgata nel 2000.
Ma dobbiamo davvero ancora parlare di digitale? Non possiamo considerarci esperti, ormai? E comunque… non ci ricorda anche troppo la pandemia?
In realtà, il digitale a cui si riferisce Maragliano esprime un concetto molto più ampio di quello legato allo strumento in sé, al device. Ed è proprio questa accezione di ‘digitale’ che mi sembra possa essere per noi interessante, in questa estiva circumnavigazione del criterio di distrazione, di vacanza; una riflessione che vorrei diventasse anche riferibile all’ambito strettamente didattico.
Ciò che Maragliano inserisce nella categoria del digitale è infatti semplice pretesto per poter svolgere, nella quotidianità della scuola, esperienze simboliche che non vengono proposte con la dovuta frequenza (ascolto di brani musicali, esplorazioni visuali e artistiche, esperienze di laboratorio).
Perché questo suggerimento didattico dovrebbe interessarci, persino a livello teorico?
Nel concetto espresso sopra, in sostanza, ‘digitale’ è tutto ciò che va ad individuare una ‘zona franca’ dove docenti e studenti “possono incontrarsi e collaborare liberamente, senza dover subire la cappa dell’articolazione oraria, della pertinenza disciplinare, della valutazione che incombe, del «cosa portare all’esame», e godano delle infinite risorse che il digitale offre a chi sia disponibile a mettersi in gioco e giocare” (Maragliano, ibid.)
Mi si potrebbe obiettare che nulla vieterebbe ad una didattica che sia, invece, esclusivamente ‘analogica’ di raggiungere gli stessi obiettivi espressi sopra. Sono assolutamente d’accordo. Infatti, come anticipavo, mi piacerebbe che oggi ci confrontassimo sul concetto che può portare il digitale, più che sulle possibilità strumentali d’uso.
Invece di ‘scuola digitale’, che cosa ne dici se parlassimo allora di scuola aumentata?
Che cosa intendo con scuola aumentata (mutuando il termine che applicheremmo all’oggetto realtà)?
Mi piace credere che si tratti della scuola per come dovrebbe essere: una scuola dove imperi la ricerca, nella quale ogni docente intenda la sua disciplina in tale veste ed esplichi nel metodo questa declinazione; una scuola nella quale la funzione educativa e culturale non sia affidata al manuale in uso; una scuola nella quale il voto non sancisca il livello di aderenza al modello precostituito, fornito dalle parole del docente o da quelle del manuale…
NdA Sì, lo confesso: io provo una decisa idiosincrasia nei confronti dei manuali di testo, preferendo ad essi lo strumento individuale e collaborativo del ‘quaderno di classe’, del ‘quaderno delle scoperte’, delle dispense costruite giorno per giorno insieme agli studenti… Avevo già accennato qualcosa a riguardo, in passato; adesso non è il caso di dilungarmi, ma cosa dici se fosse uno dei prossimi argomenti di indagine, nelle Lettere o nelle Stanze di Valore?
Siamo proprio sicuri di esserci affrancati da quella logica novecentesca, che lo stesso Maragliano inquadrò ironicamente osservando che “la maggior parte degli insegnanti non ha ancora elaborato il lutto dei programmi”?
Appunto procedendo nell’analisi del concetto di digitale come ricerca (quella spinta che fa della scuola una scuola aumentata), possiamo ricollegarci al tema che è oggetto del nostro percorso estivo, quello della distrazione.
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