{Ciao! Questo che stai per leggere è l’ottavo appuntamento del mio percorso di formazione sostenibile, dedicato alla Distrazione come risorsa. Ti accompagnerò, fino a martedì prossimo, nell’esplorazione di un concetto che troppo spesso siamo stati abituati ad inserire nella ‘lista dei cattivi’.
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Buongiorno…
I puntini di sospensione indicano che mi mancheranno assai questi appuntamenti dedicati alla distrazione. Ti ricordi..? Avevamo iniziato parlando di indugio:
Sono un essere che soffre di nostalgia cronica, quindi non posso né voglio tornare su ciò che è stato. Anche perché ci sono ancora due appuntamenti: questo di oggi e quello conclusivo di martedì 28!
Quindi… partiamo!
“Un insieme di suoni scanditi, di gesti decisivi, di idee scoppiettanti, di attenzione estrema e di chiusura improvvisa”
(G. Deleuze e C. Carnet, Conversazioni, 2019)
È possibile che dalla distrazione nascano attenzione e passione?
Sì, mi sto chiedendo se è possibile che, mentre io sto con ironia richiamando Tiziocaio che è perso nei suoi pensieri, in realtà egli stia sviluppando attenzione e passione. Magari proprio a partire da ciò che sto raccontando a lezione?
Utopia..?
O magari l’attenzione e la passione che si sviluppano quando ci si distrae hanno un valore ancor più intenso?
Scrivo questo perché - come sai - la mia testa è sempre lì, attorno al nodo dell’orientare.
Franco La Cecla in Mente locale (1993) definisce lo smarrimento (*) una “condizione episodica o cronica dalla quale siamo affetti nelle relazioni con l’ambiente che ci circonda [...] risultante dalla tesi che meno maneggiamo il nostro intorno e meno siamo capaci di orientarci in esso”.
(*) torno ad occuparmene anche di martedì, come vedi… Ti ricordo che qui trovi la scheda del doppio manuale dedicato all’orientamento nel primo grado (scrivimi, se desideri ricevere gli estratti).
Eppure La Cecla (che è antropologo) associa ad un tipo particolare di perdersi il valore di “piegare l’estraneo a divenire accogliente”.
Mi piace molto questa suggestione.
Come se davvero esistesse una declinazione dello smarrirsi - quando lo sconosciuto è percepito come avventura - che è condizione di origine, generativa e non distruttiva. Forse era a questo che stavo pensando quando ho organizzato una delle attività del Manuale intorno alle emozioni della scoperta e della partenza? (se insegni Lettere, immediatamente Montale ti starà sussurrando all’orecchio, vero?)
Da questo punto di vista, percepirsi smarriti nel luogo (antropologicamente parlando) può davvero risolversi in un impulso attentivo, in una tensione alla scoperta, in una passione.
Oggi vorrei continuare a ragionare ancora un po’ su questa metafora dello smarrirsi per ritrovarsi.
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