Persone ⇒ Identità, Scelta, Responsabilità
Di che cosa parliamo quando parliamo di “educazione”
Buon pomeriggio (lento) a te ♡
Pubblico oggi (un po’ in ritardo rispetto al martedì, un po’ in anticipo rispetto al venerdì… ma gli orologi e le temperature dell’estate mi inducono a rivedere la tempistica delle Lettere !) una riflessione che scaturisce dalle letture che sto portando avanti in questo periodo tutto dedicato alla progettazione.
✧ Innanzitutto vi è l’esplorazione delle proposte di narrativa per ragazzi che possono essere declinate nei due “versanti gemelli” (come afferma la mia amica Simo) dell’orientamento e dell’educazione alle relazioni e all’affettività. Se segui il mio profilo Instagram, avrai già incontrato i titoli che in queste ultime settimane mi sono sembrati particolarmente interessanti.
✧ Di altro tenore e stile ma sempre connesse alla tensione educativa - che, a sua volta, regge e dà sostanza al desiderio di occuparsi di orientamento e di educazione alle relazioni e all’affettività… - sono invece le letture che ruotano intorno a quel concetto che definiva il percorso mensile riservato agli abbonati e che oggi si conclude: la persona come oggetto della relazione educativa.
[il percorso era iniziato con l’articolo che ti riporto qui sotto ⇓]
Quando, nell’immediatezza della chiusura del secondo conflitto mondiale (1947), colui (*) che chiamò alla necessità di tornare a concentrarsi sulla persona affermò che questo termine «risponde al dilagare dell’ondata totalitaria; da essa è nato e contro di essa, e accentua la difesa della persona contro l’oppressione delle strutture».
(*) forse te ne ricordi… si tratta del filosofo e pedagogista Emmanuel Mounier
Provocazione n.1: ne abbiamo già parlato, ma se tu potessi scegliere come essere trattato (o come vorresti fossero guardati i tuoi figli), vorresti che ci si riferisse a te (o a loro) come persona oppure come ad una risorsa, uno strumento, un bullone di un ingranaggio?
Provocazione n.2: che cosa ti garantisce che, all’interno del sistema educativo del quale fai parte (o che hai scelto per i tuoi figli), quella attenzione alla persona sia imperante?
Ho posto queste due domande scomode perché sarebbe molto facile inciampare nel rischio di leggere le parole di Mounier come anacronistiche e oltremodo pessimistiche. Quindi INUTILI.
Allora, se è vero (e anche su questo non saremmo tutti d’accordo…) che non ci troviamo nel mezzo di una potente ondata totalitaria, come quella che nel 1947 soffiava ancora il suo alito sulfureo alle spalle, non concordi forse sul fatto che perlomeno tecnica e tecnologia sembrano agire tutt'oggi da strutture opprimenti?
Pensa semplicemente alla levata di scudi (pro e contro) che ha suscitato la circolare del MIM relativa all’uso dei dispositivi digitali in classe. L’attenzione alla persona, secondo te, passa anche da azioni legislative come quella?
Se io dovessi rispondere seriamente alle domande che ti ho posto fin qui, dovrei riconoscere innanzitutto la mia difficoltà nel definire il termine del quale stiamo parlando, nel tracciarne i confini.
Perché nel 2024 consideriamo ancora un ‘extra’ - necessario e non sempre scontato - guardarci l’un l’altro come persone?
Forse è perché abbiamo ancora tante attese da sostenere e timori da sciogliere?
Forse è perché la crisi educativa non la si dovrebbe far risalire alla pandemia ma a molti decenni prima?
Oggi scopriremo allora insieme che relazione esista tra persona e educazione.
Se ti interessa, puoi seguirmi nelle prossime righe…
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