Buongiorno!
Oggi il punto esclamativo ha pienamente diritto ad esserci.
Ieri, infatti, l’episodio 1 della prima stagione del podcast ha visto la luce; ed io ne sono felicissima. Innanzitutto perché tante persone (e sono fiera che non fossero tutti docenti) si sono aggiunte a questa piccola ‘comunità di opere e intenti’ che ho sempre desiderato fossero le Lettere ad un (giovane) docente. E poi - da un punto di vista più egoistico - perché ‘dover’ registrare un episodio a settimana mi ‘obbliga’ ulteriormente a studiare, a scartabellare, a scovare (nella letteratura scientifica dedicata all’educazione, nella storia e filosofia di essa, tra le ottime righe che ancor oggi si scrivono sul sistema-scuola) piccole gemme da poter in seguito rielaborare qui, per offrirle a te.
[se te lo fossi perso…]
Qui è infatti dove ci ritroviamo a riflettere su che cosa sia l’educazione; essa, in talune occasioni e per alcuni individui, assume anche la competenza relativa all’istruzione. Possiamo quindi affermare che quest’ultima si avvalga di strumenti e strategie sue proprie per ribadire i criteri e confini della prima.
Non so se tu sia ‘crocetta’ o ‘pallino’, ma vedi bene che condividiamo il medesimo orizzonte. Oltretutto, l’insieme “Educazione” è l’insieme-universo: tante volte abbiamo riaffermato come essere in relazione con un Altro sia, di per sé, già relazione educativa.
L’aspetto che trovo più significativo per descrivere tutti gli elementi che risiedono nell’insieme Educazione è la loro implicazione attiva nella costruzione di un futuro.
Hannah Arendt lo scrive come mai io potrei fare e quindi ti lascio alle sue (celebri) parole:
“L'educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che è inevitabile senza il rinnovamento, senza l'arrivo di esseri nuovi, di giovani. Nell'educazione si decide anche se noi amiamo tanto i nostri figli da non estrometterli dal nostro mondo lasciandoli in balìa di se stessi, tanto da non strappargli di mano la loro occasione d'intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa d'imprevedibile per noi; e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti”
Penso che sia per questa ragione, per quella implicazione attiva alla quale mi riferivo sopra, che la mia esperienza di docente è stata tanto fortemente segnata dalla prospettiva dell’orientamento (persino quando il termine non aveva ancora fatto il suo prepotente ingresso nei curricula scolastici). Nella tensione che ci proponiamo di esercitare lungo una direzione, noi stiamo educando; se ne abbiamo la possibilità, potremo farlo anche attraverso gli elementi delle discipline e le strategie dei loro metodi.
Più passano i mesi e più mi rendo conto che questo luogo nel quale io scrivo e tu leggi, rispondi, rimugini, obietti può davvero essere un esempio su scala ridotta della comunità educante e dell’alleanza scuola-famiglia che, da docenti. andiamo (spesso) implorando.
Se il futuro è il perno intorno al quale si organizzano gli elementi e i metodi dei due insiemi, allora il ‘nostro’ verbo non può essere altro che prospicĕre, guardare innanzi. Treccani mi suggerisce di considerare anche il sinonimo tardo-latino da esso derivato: prospectio, -onis, previsione; sollecitudine, cura. Dell’agire con cura e sollecitudine, nelle azioni didattiche, ho scritto molte volte.
(se ti interessasse recuperarne gli articoli, scrivimi pure, perché temo che Substack non ti conceda di accedere all’Archivio completo, a meno che tu non sia abbonato; ma scrivimi anche se sei abbonato, perché penso che ormai l’Archivio sia un dedalo!)
Oggi mi preme anche ribadire che - proprio come evocato dalla Treccani - sollecitudine e cura, che possono essere associate ad un ambito esclusivamente etico, sono l’altra faccia della medaglia della previsione. E presentare, dissezionare, sperimentare metodi per saper prevedere è, invece, il proprio delle discipline.
Quindi mi dico che, sì, è proprio vero che la prospettiva scolastica è retta tutta dal desiderio di introdurre altri individui a farsi carico del (loro e di tutti) futuro. Attraverso le discipline e i loro metodi specifici, così come attraverso quell’altro, quell’insieme di concetti, riflessioni, proposte e attività che esula dalle programmazioni disciplinari ma che continua a prendere sul serio il futuro degli studenti.
E torno all’educazione digitale, della quale infatti ieri abbiamo (insieme, nella nostra ‘comunità d’intenti e azioni’) posto la prima pietra.
Volevo scrivere di molto altro, riguardo al tema del ‘futuro’, ma temo di aver già raggiunto il limite di lettura per un lunedì mattina… Ti darei quindi appuntamento a venerdì (la riflessione penso possa starci a pennello!).
Buona settimana ✻