Re-immaginare il futuro
Come possiamo lasciarci interrogare dal rapporto stilato dall’UNESCO (... ps leggi questa puntata fino alla fine!)

Buongiorno, buon inizio di estate (e buon abbassamento delle temperature!) ♡
A pagina 64 della versione italiana del documento UNESCO (che puoi leggere e scaricare qui) ho trovato affermata una consapevolezza che - se non sei nuovo di queste parti - mi hai sentito ripetere più volte: la figura del docente-ricercatore.
Dobbiamo renderci conto che non ci viene chiesto di professare la propria adesione ad una teoria pedagogica piuttosto che ad un’altra, di pronunciare la parola “costruttivismo” come un intercalare, quanto di - semplicemente - riconoscere un’evidenza: gli studenti, i docenti e il sapere costituiscono i tre vertici di un triangolo equilatero la cui estensione coincide con la realtà dell’educazione.
Adottando questa visione, comprendiamo bene come risulti impossibile intendere l’educazione come altro se non una relazione:
Io, insegnante, scelgo di esprimere il mio essere-in-relazione con te, studente (e viceversa)
Io, insegnante, scelgo di esprimere il mio essere-in-relazione con ciò che insegno
Io, studente, scelgo di esprimere il mio essere-in-relazione con ciò che apprendo
[Pre-scriptum. Innanzitutto il verbo: “scelgo”. Non tanto perché vi sia la possibilità di adottare un’altra via, a patto di rinunciare completamente ad essere insegnante o studente (!), quanto invece per mettere in evidenza la necessità di un atto performativo: VOGLIO essere QUELLO, senza alternative. E in base a tale decisione, agirò sempre di conseguenza: durante i consigli di classe, nei miei pomeriggi di studio, adottando uno stile didattico consono alla mia scelta, circondandomi di persone che mi sostengano, etc].
Se il punto [1] - perlomeno ‘di facciata’ - viene riconosciuto da tutti coloro i quali costruiscono il sistema-scuola, sono i punti [2] e [3] che dovrebbero essere sottolineati con forza.
“Essere in relazione con ciò che insegno”...
Appassionato, sì, certo… ma la passione non è una scelta.
Posso invece decidere di andare a ricercare, nelle mie discipline, ciò che ne costituisce l’essenza, ciò che risuona con il mio essere umano e che quindi risuonerà con l’umanità dei miei studenti.
[per me questo è stato, ad esempio, (a) nell’ultima decina di anni, trasformare in didattica orientativa tutto ciò che “doveva essere svolto” e (b) rinunciare a (ben più di) qualche dettaglio disciplinare a favore di una contestualizzazione - storica e concettuale - di ciò che volevo apprendessero i miei studenti, poiché non ha senso proporre come “indispensabile da conoscere” un qualcosa che NON trovi posto nell’età (=storia) e nella mente (=concetto) specifiche di chi sta apprendendo]
Posso modificare la scaletta della mia programmazione annuale.
Posso tradurre un percorso formativo, un libro che ho letto, un convegno al quale ho assistito, in un’attività per i miei studenti.
Posso tentare di coinvolgere altri colleghi nella mia visione.
Vogliamo fare una scommessa estiva…? (tipo un gelato!)
Se percorreremo la strada indicata da quei quattro punti di cui sopra, la conseguenza saranno studenti felici di “essere in relazione con ciò che apprendono”.
Tu hai già deciso come trascorrerai la tua estate?
Io ho ordinato quintali di titoli in biblioteca, sto (troppo lentamente…) allestendo il nuovo sito affinché sia tutto pronto per l’inizio del nuovo anno scolastico, fra poco rimetterò la testa sui corsi PNRR di settembre, e sto pensando ad una ‘sorpresina’ per gli abbonati alle Lettere, da offrire lungo tutto il mese di agosto.
Anzi, facciamo così: se risponderai a questa e-mail (anche con un semplice cuoricino o un “ciao!”!), ti inserirò nel percorso destinato agli abbonati!
Intanto, buona settimana ♡