Manca meno di un mese a Natale!
Poiché credo nella sostenibilità delle attività e dei percorsi culturali, ho pensato di offrire al 50% del costo gli abbonamenti annuali alle Lettere.
Da oggi fino alla mezzanotte del 24 dicembre, potrai abbonarti al prezzo di 90 euro invece di 180.
Spero che questa possa essere l’opportunità per regalarti quelle che desidero essere occasioni di riflessione per tutti gli attori coinvolti nel processo educativo
Buon sabato ✰
Oggi voglio celebrare il titolo che ho dato a questa sezione delle Lettere; avevo voluto denominarla Visioni proprio per ricordare (a me stessa innanzitutto) come la peculiarità dello sguardo che gettiamo su una specifica realtà determini la qualità dell’osservazione. E perciò, in definitiva, determini la realtà stessa.
Senza timore di risultare accademica, quindi, oggi vorrei riportarti alla dicotomia che abbiamo incontrato all’inizio dei nostri percorsi di formazione, quando eravamo giovani docenti: la differenza tra cognitivismo e costruttivismo.
Il mio scopo non è didascalico! Non voglio insegnarti niente. Invece mi piacerebbe oggi capire insieme a te se e quanto la nostra adesione ad un metodo oppure all’altro vada ad influenzare - non solo come presentiamo i temi di indagine in classe - anche la profondità di quanto registriamo in risposta dai nostri studenti.
Sono sempre stata appassionata dalla ricerca di tipo teorico, poiché (anche) nel nostro ambito didattico essa si dimostra necessaria per individuare la direzione che decidiamo di imprimere alla nostra attività professionale con gli studenti.
Cognitivismo e comportamentismo (poi costruttivismo) sono i due approcci classici allo studio degli apprendimenti.
Partiamo dalla
✰ Visione comportamentista.
Indossando questi occhiali, decidiamo di volgere le nostre scelte di metodo verso delle proposte e attività che enfatizzano il ruolo dell’ambiente di apprendimento. La predisposizione che possiamo creare di esso genererebbe di per sé il risultato, cioè l’apprendimento stesso. Corollario di un tale schema operativo è il condizionamento (nella forma del rinforzo positivo e del feedback correttivo).
Ad esempio, quando riflettiamo sulle modalità di ‘lodare’ il risultato ottenuto dai nostri studenti o la qualità del percorso che stanno compiendo, ci stiamo riferendo ad uno stile indubbiamente comportamentista. Lo stesso accade quando restituiamo e correggiamo le verifiche.
Vi è tuttavia un aspetto che vorrei sottoporre alla tua attenzione.
Il concetto di apprendimento che sta alla base della concezione classica di comportamentismo (una teoria che mosse i primi passi circa un secolo fa) è del tutto assimilabile a quello di trasmissione.
Ci hai mai pensato?
La conoscenza, essendo trasmessa, non viene elaborata da chi la riceve; a costui viene semplicemente chiesto di riprodurla nel modo più fedele possibile, in vista di una valutazione positiva.
Ti propongo allora una prima domanda, sulla quale sostare in questa giornata: ma allora, tutte le volte che valutiamo, lo facciamo rispondendo ad una logica comportamentista? (Paradosso: quando spieghiamo, proponiamo, muoviamo gli studenti, lo facciamo rifiutando la trasmissione, ma quando poi verifichiamo gli apprendimenti…?)
La portata del comportamentismo venne poi ampliata, nella metà del Novecento, dallo sguardo dato dalla teoria dell’apprendimento sociale, che - in sostanza - assegna un ruolo all’imitazione come meccanismo autonomo di apprendimento. Il condizionamento che era alla base del comportamentismo classico veniva quindi rielaborato nella forma di una ‘presa in carico’ individuale da parte di chi sta apprendendo. Tale presa in carico è determinata dal pensiero cosciente (cognizioni, aspettative, credenze), che quindi agisce da ‘guida’ per il comportamento.
Di fatto, l’apprendimento sociale si inserisce quindi nella
✰ Visione cognitivista.
Assumere uno sguardo cognitivista significa assegnare un ruolo essenziale a tutti i processi di manipolazione delle informazioni: trasformazione, elaborazione, recupero, etc. Sin dalla metà del secolo scorso, infatti, iniziò ad emergere l’analogia tra la mente umana (soggetto dell’apprendimento) e il computer!
Quando scegliamo un approccio di tipo cognitivista, noi decidiamo di esaminare il ruolo di strutture, meccanismi e strategie per l’acquisizione delle conoscenze. Decidiamo di indagare l’apporto della conoscenza dichiarativa vs. quella procedurale, o anche di quella condizionale.
[ti sono già chiare, queste distinzioni? Non voglio ‘appesantire’ questa Lettera e quindi non le vorrei trattare, ma se vuoi saperne di più, rispondi pure a questa email e sarò felice di parlarne con te!]
Oggi vorrei invece approfondire la nozione di schema, che fu quella più ampiamente utilizzata quando si volle approfondire la psicologia cognitivista.
Mi sembra interessante farlo anche qui, poiché credo si possa trarne interessanti spunti di lavoro nelle classi.
{sotto il paywall il percorso continua per gli abbonati. Magari non è per te il momento di investire nella mia attività, ma nel caso trovassi utile o interessante quello che finora hai letto, ti sarei davvero grata se volessi condividerlo con qualche amico o collega. Anche con questo piccolo gesto puoi sostenere la mia ricerca e il mio lavoro. Grazie}
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Lettere ad un (giovane) docente per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.