
“Sentii che la mia mente si fendeva/Come se il mio cervello si spaccasse/Tentai di ricucirlo, orlo a orlo,/Ma non riuscivo a farli combaciare"
(E. Dickinson, Poesia n. 937)
Buongiorno a te ❀
Due sono stati gli eventi che hanno contraddistinto la mia settimana e che, in qualche modo, sono risultati concatenati tra loro.
Il terzo (la gita scolastica… ops! uscita didattica con la mia classe seconda) mi ha lasciata felice ma distrutta e ammalata!
Il primo elemento che vorrei sottoporre alla tua analisi, oggi, è questo articolo-intervista a Francesca Coin. Dell’autrice, avevo già avuto modo di leggere il suo Le grandi dimissioni (e di rimanere profondamente e drammaticamente colpita dalla portata numerica del disagio sociale che orbita intorno al mondo del lavoro in Italia).
Il secondo elemento è una lettera (sarebbe più appropriato dire ‘email’, ma il tenore emotivo che vi ha riversato la sua autrice meglio si addice ad una delle nostre missive d’antan) che ho ricevuto da una studentessa al suo primo anno di magistrale. C. aveva appena letto la notizia delle onorificenze di Alfiere del Lavoro attribuite in settimana dal Presidente Sergio Mattarella a 25 studenti particolarmente meritevoli, segnalati dai dirigenti scolastici italiani. La riflessione che C. ha desiderato porre alla mia attenzione nasceva dalla sua - di studentessa comunque in corso, impegnata nello studio - reazione di fronte al termine eccellenza.
Quelle due letture, così diverse tra loro, mi hanno condotta a riflettere sull’efficacia (ed ancor prima, lo scopo) della comunicazione di massa relativa al sistema-scuola. Io, te e molti degli adulti con i quali quotidianamente ci confrontiamo costituiamo un gruppo abbastanza omogeneo, che ha trascorso perlomeno gli ultimi anni della sua vita lavorativa direttamente a contatto con la realtà - di motivazione, interesse ed emotiva - dei giovani del XXI secolo.
La realtà di C.
Mi sono perciò chiesta: qual è l’interlocutore-tipo al quale parla una scelta mediatica, di elogio nei confronti della responsabilità degli attuali diciannovenni, come quella sopra riportata? (una scelta non certamente pionieristica poiché, prima ancora e sempre durante lo scorso anno scolastico e accademico, vi erano state notizie come questa, questa, questa, fino a risalire al ‘caso’ che tanto fece parlare di sé e che esplose esattamente un anno fa… e mi fermo qui!)
L’utente medio di RaiNews, Skuola.net, Orizzontescuola.it, TGcom24 (luoghi della rete agilmente frequentati da studenti, famiglie, ed in generale da adulti inseriti nella realtà lavorativa attuale) che messaggio ha accolto, leggendo quelle notizie?
La risposta di uno studente - che non è nemmeno quello protagonista dell’avanzare implacabile della dispersione scolastica - è, appunto, la lettera di C.:
“non credo che premiare questo stakanovismo scolastico, questo attaccamento alla fatica e al voto per essere eccellenti, come sono stati definiti, sia una cosa salutare per la nostra società. Che messaggio si vuole far passare? Già nessuno ha più voglia di studiare, premiare qualcuno che è definito eccellente solo perché studia tanto, forse troppo, non è davvero un messaggio di rinnovo.
Il voto non significa che uno studente è eccellente o no a seconda degli esiti delle sue verifiche, il voto indica soltanto che in quel frangente temporale si è riusciti a imparare un determinato argomento oppure no. L'eccellenza credo abbia altri parametri, se proprio volessimo misurarla.
Ma ci sono davvero dei parametri per misurare l'eccellenza, soprattutto quella scolastica? Ha senso dare una onorificenza della Repubblica a qualcuno che non ha problemi a dichiarare che nella sua vita non fa altro che studiare?”
Ho tentato poi di immaginare alcune delle possibili reazioni a carico delle altre due figure sociali: la famiglia e i lavoratori.
Famiglia → “Diplomato/a in quattro anni. Laureato/a in due-tre anni. Massimo dei voti. Leggo: Emanuele si è laureato in Giurisprudenza con 110 e lode, a soli 23 anni; tu hai già cambiato indirizzo due volte. Emanuele studiava anche 16 ore al giorno; tu fatichi ad alzarti dal letto, la mattina”
Adulti inseriti nel mondo del lavoro (magari anche genitori di uno studente come quel tu…) → “Giulio, doppia laurea in Medicina e in Biotecnologie; Giulio vuole prenderne quattro, di lauree, per combattere le malattie neurodegenerative. Illuso? Certamente. Come lo ero anch’io una decina-ventina di anni fa; animato da grandi speranze, pur non essendomi laureato con il massimo dei voti”
Che cosa è, allora, l’eccellenza della quale pare abbiamo un gran bisogno?
Gli studenti, i nostri studenti - quasi sempre affaticati, a volte oppositivi, spesso indifferenti - vorrebbero davvero essere come Giulio, come Emanuele, come Carlotta? E, nel caso in cui lo desiderino, per chi o che cosa lo farebbero?
❀Per la famiglia? Non credo, a meno che non si stia parlando di ‘giovanissimi’, ancora caratterizzati da una immatura propensione a prevedere, vivere ed accettare il momento del distacco (emotivo e psicologico in primis) dalla realtà familiare.
❀Nella speranza di trovare - in tempi brevi - un lavoro soddisfacente e che consenta un buon bilanciamento emotivo? Nemmeno questo credo. Perché i genitori di questi stessi studenti probabilmente tornano a casa dai loro luoghi di lavoro invece insoddisfatti e con la percezione di essere giorno per giorno privati della parte migliore delle loro vite.
Quando, durante le formazioni dedicate all’orientamento (soprattutto nella secondaria di 1° grado), ricordo l’attenzione che il prof. Galimberti - e prima di lui Miguel Benasayag - pose già anni fa al concetto di futuro-minaccia, penso al dovere che abbiamo, di aiutare studenti e famiglie a prefigurare un altro orizzonte di eccellenza.
“Le alte maree dell’angoscia” chiama Eugenio Borgna il gomitolo che spesso avviluppa i ‘nostri’ ragazzi. È su di esso che nella scuola, con la scuola (cioè tramite le nostre ‘povere’ singole discipline), dobbiamo lavorare. Per far sì che il tempo a venire si trasformi in futuro-promessa e che i desideri dei ragazzi e delle ragazze possano trovare un luogo e delle persone - prima ancora che dei professionisti - che li accolgano.
Perché *eccelle* chi è in grado di andare in profondità nel proprio Sé, accettandone gli estremi, coinvolgendosi con gli altri in vista di un bene comune. Questo dovremmo accompagnare a verificare, nella scuola.
La dimensione psichica del futuro-promessa non viene costruita né dall’invidia né dalla disillusione; i suoi elementi fondanti sono la (ri)scoperta di una motivazione e l’esperienza che essa venga riconosciuta e valorizzata dagli insegnanti.
[Nota per noi docenti. Sappiamo ricordare, in ogni momento della nostra attività didattica, l’esistenza di plurime declinazioni della motivazione individuale? Siamo certi di esprimere le nostre periodiche valutazioni in modo da intercettare ogni profilo motivazionale dei nostri studenti?]
Se può interessarti, sto per attivare una Stanza di Valore dedicata esclusivamente ai diversi profili emozionali che descrivono la motivazione individuale degli studenti. Rispondi a questa email e potrò fornirti alcune indicazioni aggiuntive sul percorso
Molte domande, in questa apertura di settimana. Ti confesso, non tutte lievi da portare…
Buona settimana ❀