Buongiorno ✫
Innanzitutto, voglio annunciarti che siamo venuti a capo del titolo da assegnare a questa Stanza di Valore! “Un lavoro a misura di persona”, come mi è stato suggerito da una giovane lettrice - ancora studentessa universitaria - che ha intelligentemente pensato di fondere in una nuova espressione le due opzioni che avevo lasciato la scorsa settimana.
Bravissima Cristiana… e grazie per avermi tolta dall’impasse!
{ti ricordo che, sotto il paywall che troverai più avanti, questa seconda tappa del percorso continua per gli abbonati. Se per te non fosse il momento opportuno per investire nella mia attività ma trovassi condivisione in quello che scrivo, mi farebbe piacere offrirti questo mese di formazione, gratuitamente. Se poi, al termine di quel tempo, dovessi valutare che la mia offerta corrisponde ai tuoi bisogni, sarà gradito ad entrambi che tu possa continuare la ‘vicinanza’ con un abbonamento}
Martedì scorso ti avevo elencato alcuni elementi (sei, nello specifico) che avevo trovato molto efficaci nel modificare lo sguardo che sentiamo la necessità di gettare sul nostro lavoro. Sto pensando ad uno sguardo che sia benevolo ed accogliente su di noi, e che riesca a compensare la stanchezza, le ore regalate alla scuola, la maldicenza chi “ha sempre fatto così”, l’incomprensione con i colleghi, la mancanza di stima sociale. Eccetera eccetera.
L’esempio (molto concreto e particolare, tratto dalla mia esperienza) trattava di alcuni dei tentativi che avevo fatto con la tecnologia, e che si erano rivelati il punto di incontro tra i miei bisogni di insegnante e quelli dei miei studenti.
Ed anche oggi, concluderò con la stessa domanda della volta scorsa: “che cosa puoi trarre TU dal mio racconto?”.
Vorrei rimanere ancora un istante sulla questione della ‘tecnologia’, perché è evidente che la sua evoluzione - negli ultimi vent’anni - abbia decisamente determinato un nuovo modo di insegnare. E di studiare!
Eppure, mi verrebbe da chiederti una cosa:
“pensi che la tecnologia abbia modificato di più la tua vita o il tuo lavoro?”
La trovo una domanda interessante perché potrebbe aiutarci a mettere a fuoco una delle cause della frammentazione alla quale spesso sentiamo di essere soggetti: quella tra la persona, appunto, e il lavoro. Frammentazione che, evidentemente, coinvolge tutti e non soltanto i docenti!
[lo sapevi che, secondo un’analisi statistica di Atlassian.com, i lavoratori trascorrono 31 ore al mese in riunioni inutili (e… sì, noi docenti siamo in prima fila per poterlo avvalorare!) e il 73% di noi fa ‘altro’, durante queste riunioni?]
Non vorrei far partire il solito disco della burocrazia (siamo tutti d’accordo che è la piaga della scuola italiana, vero?), ma mi permetto di porti ancora una domanda:
“in che cosa l’ausilio della tecnologia potrebbe aiutarti, se potessi - oggi stesso - ridefinire alla base la tua giornata lavorativa? Ti senti mai rallentato o immobilizzato dal non poterla utilizzare in tutte le sue potenzialità?”
Vuoi farmi qualche esempio? Se mi scrivi, ti leggo e ti rispondo.
Oggi continuerò presentandoti, dopo l’esempio della tecnologia di cui ti avevo parlato martedì scorso, altre strategie che mi hanno consentito di migliorare significativamente la mia relazione con il lavoro nella scuola.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Lettere ad un (giovane) docente per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.