No. E lo sai benissimo: non è un “buongiorno!”
A dire la verità, avevo valutato l’idea di lasciare la puntata di oggi a quel rettangolo nero. Senza aggiungere altro.
Ma a me serve scrivere. E scrivere di scuola e di educazione mi permette di confrontarmi con tanti sguardi diversi, dei quali ho bisogno.
Spero che anche per te, che mi leggi, la motivazione sia questa.
Dunque, ieri Eleonora Orsi lo ha scritto perfettamente: “l’educazione è educazione sentimentale”. E basterebbe questo. Nel momento in cui nelle segrete stanze ci si sta affannando per mettere nero su bianco un nuovo decreto, per destinare una nuova manciata di ore ad un aspetto che è già implicito nell’insegnare.
E che non dipende affatto - come ho letto nelle ultime ore - dalla buona volontà del singolo docente.
Non è per una particolare disposizione d’animo che io educo al rispetto, che metto in atto un metodo basato sull’ascolto reciproco, che insegno a proporre un giudizio argomentando a partire dagli elementi già esposti.
Non lo faccio perché sono buona, brava o empatica.
Lo faccio perché sono un’insegnante. Un’educatrice. Un adulto autorevole.
Lo faccio perché la mia professione la scelgo ogni giorno, e appunto per questo la indago, la sviscero, la sottopongo ad analisi; la penso, ne scrivo.
Si impara dai modelli che si hanno davanti.
Chiediamoci, dunque, se siamo - come docenti, genitori, zii e zie, amici di famiglia - un modello per i nostri giovani.
Siamo un modello di rispetto? Come agiamo nei confronti del consenso?
Consideriamo un’opzione ragionevole urlare in classe, rivolti al nostro studente che ha dimenticato il libro/non ha svolto i compiti/non ha sottolineato con il colore stabilito?
Nel caso in cui sia accaduto, abbiamo chiesto scusa? In classe, davanti a tutti come davanti a tutti avevamo imposto il nostro potere?
Quanto spesso diciamo “non lo so” oppure “ho sbagliato” ?
Che cosa rispondiamo al genitore che, durante un open day, afferma tronfio che “mio figlio avrebbe voluto iscriversi a un corso di danza, ma la danza non è uno sport, e di certo non lo è per i maschi!”..?
Abbiamo mai detto, sorridendo, a nostra figlia, che X la umilia davanti ai compagni perché, sotto sotto, lei gli piace?
Abbiamo chiara la differenza tra ironia e sarcasmo?
Quante volte ci siamo lamentati con i nostri studenti della perdita di ore di lezione, a causa di un incontro organizzato dalla scuola?
Abbiamo mai giocato a fare l’amico o l’amica dei nostri studenti? Prendendoci gioco di un collega, ironizzando sulle scelte della scuola?
Abbiamo mai rinunciato ad esporre il nostro argomentato giudizio su un qualsiasi tema?
Quando parliamo con le famiglie, nemmeno alziamo lo sguardo dall’agenda con i voti?
Abbiamo mai detto a nostro figlio o a nostra figlia che “studiare è il tuo dovere!”..?
Il tema della felicità è mai presente sulla tavola della cena? Quando nostro figlio o nostra figlia stanno per scegliere del loro futuro, ragioniamo insieme a loro sulla possibilità di realizzare se stessi indipendentemente dal raggiungimento di un ruolo produttivo nella società?
Siamo assolutamente consapevoli che la scuola e la società del 2024 non sono la scuola e la società degli anni Novanta?
Abbiamo chiaro che, se siamo piccoli imprenditori, non è detto che nostro figlio o figlia si prenderà carico dell’impresa di famiglia?
Continuiamo a pensare, come i nostri genitori e nonni, che “di cultura non si campa” eppure insistiamo ad inculcare ai figli l’idea che “con il liceo scientifico ti si apriranno molte più porte!” ?
Quante volte abbiamo commentato, con altri e sarcasticamente, l’inefficienza di un collega invece di avvicinarlo e chiedergli come stesse?
Quello che abbiamo come fine, in ognuna delle nostre lezioni, è di consegnare ai nostri studenti oggetti ed esperienze reali - pur se astratti - con i quali essi possano andare a riempire il nulla che forse hanno alle spalle?
Autorevolezza significa rinunciare ad esercitare il potere - e ad abbeverarsi della fiducia che infonde - pur comunicando un modo responsabile, gentile, di prendersi cura di sé e degli altri.
Che sia comunque una buona settimana per tutti noi adulti