Buon lunedì ♡
“L’attenzione è legata al desiderio. Non alla volontà, ma al desiderio”
Vi sono alcune combinazioni di parole che soggiogano, atterriscono, risplendono di luce propria. Quelle che ti ho riportato furono scritte da Simone Weil (in quella breve raccolta che è intitolata “La pesantezza e la grazia” oppure “L’ombra e la grazia”, a seconda che si scelga la traduzione più ‘corporea’ o quella del Fortini, più evocativa); io, però, le ho ritrovate altrove, mentre ancora mi stavo interrogando sull’insegnamento come professione di cura.
(Ricordi? Ne parlavo anche qui ↓)
Ebbene, quelle parole di Simone Weil mi hanno istantaneamente catapultata in classe, ‘sul palco’ della lezione, con quelle persone davanti da intrattenere; con quelle menti da convincere, e non riempire.
Ed è proprio verissimo: l’attenzione non è mai una questione di volontà, ma di attrattiva. Non lo è per le ‘grandi domande’ della vita, figuriamoci se può esserlo per quegli infimi dettagli che sono due proprietà aritmetiche oppure qualche teorema.
Ma allora è vero che dobbiamo giocare a fare il prestigiatore, in classe? Stupirli con effetti speciali… (se hai colto la citazione-trash, sei giovane come me!)? La scuola come il villaggio-vacanze che tante famiglie auspicherebbero, il docente come un animatore sottopagato.
[a proposito, qualcuno sa da dove derivi l’etichetta - ridicola, più che improbabile - di ‘animatore digitale’, la cui prospettiva da qualche anno viene sventolata come l’Ordine della Giarrettiera dai dirigenti scolastici?]
✽Le mie figlie mi prendono in giro, rinfacciandomelo, circa il fatto che io non abbia MAI giocato con loro. Ahi ahi… temo abbiano ragione. Ho sempre avuto, anche verso di loro, infanti, un’attitudine piuttosto seria al gioco. Non so se si trattasse di una deformazione ‘da pedagogista’ oppure di un’attitudine; in ogni caso quelli che per me erano giochi forse non riscontravano del tutto le aspettative delle mie attuali ragazze✽
Eppure se dobbiamo attrarre, dovremo pur utilizzare qualche strumento, no?
Ovvio che sì.
Continuo a pensare - ed anche a sperimentare - che solo gli strumenti inerenti alla disciplina attraggono; gli altri distraggono. Ad attrarre sono le strutture interne e nascoste, non l’ombra di esse che possiamo scegliere di stendervi sopra. Per comodità, per timore di rimanere incompresi; per ignoranza, anche.
Quando decisi che una delle voci del Piccolo Dizionario sentimentale della Scuola dovesse essere “Strutture”, forse quello avevo in mente.
La puoi scaricare liberamente qui:
Ti interessa sapere di più del progetto del Piccolo Dizionario, scrivimi pure e te lo racconterò con gioia!
Sta nella competenza del docente, dell’equilibrista che noi siamo, estrarre dal cilindro ciò che più riesce a condensare nel suo aspetto un concetto ed un criterio inevitabili per la conoscenza - che non può essere che intima, seria - della disciplina.
L’attrazione è una cosa seria.
Buon finale di vacanze di Pasqua a te ♡