“Nella sua formulazione più essenziale il problema sta nel fatto che lo scopo dell’insegnamento, e dell’educazione in generale, non è mai che gli studenti imparino “semplicemente”, ma che imparino qualcosa, che lo imparino per ragioni particolari e che lo imparino da qualcuno. Il linguaggio dell’apprendimento si riferisce a processi che restano aperti o vuoti, per quanto riguarda il loro contenuto e il loro scopo. Dire semplicemente che i bambini dovrebbero apprendere o che gli insegnanti dovrebbero facilitare l’apprendimento o che tutti dovremmo essere ‘lifelong learners’ significa poco o nulla”
(G.J.J. Biesta, Riscoprire l’insegnamento, 2022)
Buon inizio di settimana ✰
Prima di iniziare a parlarti di ciò che, in questi ultimi giorni, ha suscitato il mio interesse in ambito scolastico, vorrei presentarti (se ancora non ne fossi al corrente) l’e-book I Martedì delle Lettere. In breve, ho riunito e dato forma organica a tutti i corsi mensili delle Stanze di Valore - che pubblico il martedì, appunto - finora apparsi. Ho pensato di venire incontro a chi volesse accedervi pur non essendo abbonato alla newsletter ma anche a chi non fosse nelle condizioni di leggere con costanza le Lettere e semplicemente ‘accumulasse’ tutte le mail nella Posta in arrivo della mail.
Ne sono nate circa un centinaio di pagine, il cui lavoro di riordino mi ha resa profondamente felice.
L’e-book costa 20 euro (quanto un abbonamento mensile). Qui ti descrivo un po’ più nel dettaglio il progetto (con le indicazioni per l’acquisto), e ti ricordo che i temi affrontati, presenti quindi nel lavoro, erano stati:
Valutazione
Cura di sé
Pensare per problemi
Distrazione
Rischiarare l’umano
Le parole del pensare
Se pensi possa interessarti, rispondi semplicemente a questa mail e ti invierò l’e-book!
Grazie ♡
Tu lo sai che cosa si intende con il termine ‘looping’, nel terreno dell’educazione?
Io l’ho scoperto in settimana, leggendo la newsletter di Adam Grant (psicologo delle organizzazioni, che ti avevo già menzionato in passato)
Ebbene, il looping indica il fenomeno sociale - in atto nei sistemi educativi - in base al quale viene mantenuta nel tempo (leggi: per più di un anno) la relazione tra studente e docente. Potremmo associare il concetto alla ‘nostra’ continuità didattica? Lo psicologo correla (riportando i dati di numerosi studi nel suo ultimo volume, Hidden potential) la pratica educativa del looping all’efficacia dei percorsi formativi.
Incuriosita, sono andata a spulciare un lavoro di Matthew Kraft, un economista che ha operato a lungo nel settore ‘education’, negli USA. La ricerca che ti riporto è molto recente (giugno 2022) e potrebbe sembrare la classica ‘scoperta dell’acqua calda’.
Perché lo sappiamo benissimo che cambiare docente ogni anno non garantisce lo sviluppo delle condizioni ideali di apprendimento.
Ma su quale base possiamo affermarlo?
Dopotutto, come osserva Grant nella sua newsletter (considerando che negli USA è piuttosto raro che un docente mantenga la stessa classe per due o più anni consecutivi):
It certainly is possible looping is contributing to their success, but we just don’t know that. Looping is common in Italy as well, but Italy scores well below the U.S. on the PISA.
Ahi…!
(Per quanto sui PISA & Co. mi sia già espressa qui:)
Quali sono il ruolo e la dinamica della relazione studente-docente?
Di primo acchito si potrebbe affermare che, con il protrarsi della relazione educativa, il docente migliora la sua efficacia nel costruire una didattica personalizzata, su misura (trovo molto bello il verbo che utilizza Kraft - to tailor - quasi il docente fosse un sarto alla vecchia maniera), per ognuno dei suoi studenti. Parallelamente, lo studente impara ad adattarsi allo stile del suo insegnante, sia dal punto di vista di gestione della classe che da quello della proposta delle attività. Le ricerche in ambito sociologico, educativo e psicologico da tempo hanno rilevato come una forte relazione studente-docente possa migliorare il successo scolastico, ridurre i problemi disciplinari e abbassare la dispersione scolastica.
Nella ricerca che ti ho riportato (svolta nelle scuole del Tennessee, nelle classi dei 3rd-11th grade, corrispondenti al periodo che, nella nostra scuola, va dagli 8 ai 16 anni), i benefici appaiono nella forma di un netto miglioramento nei risultati, nel calo delle assenze ‘ingiustificate’ durante l’anno scolastico ed anche in una diminuzione dei provvedimenti disciplinari a carico degli studenti.
Un risultato che ho trovato molto interessante - perché dà risposta ad una obiezione che potrebbe generarsi - è il fatto che il miglioramento, in generale, dell’efficacia didattica e scolastica, effetto di una continuità, è indipendente dall’ordine di scuola (si estende dalla primaria fino alle superiori), dagli stili di apprendimento (se ancora ha senso parlarne), dal genere, dall’età e dalla provenienza sociale dello studente.
Acqua calda? Può essere. Da un certo punto di vista, mi auguro che lo sia. Mi auguro che sia evidente per tutti che l’efficacia di una scuola - in termini di risultati di apprendimento, di benessere, di assenza di dispersione - sia strettamente correlata all’esistenza di una relazione, quanto più stabile possibile, fra docente e studente.
Mi piacerebbe, altresì, che risultati come quelli che ti ho riportato occupino il primo posto nel momento in cui le dirigenze si accingono a stabilire l’organizzazione didattica per l’anno successivo.
Buona settimana! ✰