Il coraggio delle ‘adozioni alternative’
La scelta del supporto didattico esplicita il valore che affidiamo alla nostra disciplina
“Prioritaria rispetto alla scelta di crescere i figli nel mondo dei libri, e alla relativa selezione di titoli da condividere con loro, è l’impostazione mentale a monte, ovvero il perché e il come si approccia la comunicazione con i bambini, con o senza un libro in mano. Fondamentale e urgente è la consapevolezza rispetto alle proprie credenze, valori, parole e atteggiamenti, che sussistono ben prima e indipendentemente da se e cosa si scelga di leggere insieme ai bambini”
Buon inizio di settimana ♡
Il brano che ti riporto in apertura è tratto da Leggere l’inatteso, di Irene Greco. Me lo ero appuntato in previsione della serata-Bookcity che si è svolta giovedì sera presso La Sartoria letteraria di Bresso (MI). Il tema che avevamo scelto era: come è possibile costruire - nella scuola secondaria di I grado - una didattica di qualità utilizzando come risorse esclusivamente prodotti editoriali non-manualistici, cioè gli albi illustrati divulgativi?
Leggendo le parole di Irene Greco, mi sono accorta di quanto prepotentemente la mia scelta di insegnare la matematica e la scienza affondando il coltello nelle loro branche più complesse ed interessanti - leggasi la topologia e la cosmologia - abbia (almeno) una causa ed una conseguenza.
LA CAUSA.
L’origine della decisione è il valore che io, in quanto persona e non insegnante, associo al peso concettuale (non tecnico-strategico, in termini di utilità pratica) di quelle discipline.
LA CONSEGUENZA.
L’effetto è l’essermi dedicata, in tutti i venticinque-e-passa anni di insegnamento, alla creazione di materiali originali da dare in mano ai miei studenti e all’uso dei titoli divulgativi nella creazione dei miei percorsi didattici.
Credo decisamente che quando un insegnante di Matematica, Fisica, Biologia etc. sceglie di utilizzare un albo illustrato (pensato per la divulgazione) per fare didattica, sta comunicando una visione della propria disciplina nella quale sono centrali il perché e il come. Io ho sempre insegnato le mie materie avendo in mente questi due ‘fari’; infatti il metodo (nello specifico, uno stile critico di incontro con la realtà) non dipende dall’uso di un albo o da un manuale di testo. Se l’adozione, da parte del docente, di uno stile critico può accadere anche usando un manuale di testo, la scelta di un albo per creare e condurre la propria didattica la impone.
Non si tratta più di una possibilità, ma di una necessità.
Nel libro L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso umani, Gottschall pone l’attenzione sul fatto che non tutte le storie risultano attraenti per l’essere umano, ma solo quelle con una struttura incentrata sul problema.
Uso gli albi illustrati nella didattica per rispondere alla necessità che essa sia incentrata sul problema.
Del resto, che cosa cerca la mente umana nelle storie? Cerca conflitti, crisi, drammi, fatiche, guai. Problemi da risolvere, appunto.
Prima dei saluti, che cosa ne diresti se iniziassi a pensare ad un corso/percorso sull’uso dei picture books divulgativi nella didattica della matematica e della scienza nella SS1G?
Un abbraccio e buona settimana ♡