Buon lunedì e buona settimana di Ferragosto ♡
(sebbene, come ci ha ricordato ieri Luca Gargiulo nel suo blog, rammemorando uno scritto di Natalia Ginzburg per La Stampa dell’agosto 1971, «Odio l’estate. Odio il mese d’agosto fino al giorno di ferragosto. Passato il ferragosto, mi sembra di uscire da un incubo. Mi sembra che tutto lentamente migliori per me»)
Se mi leggi da qualche tempo, conosci la mia ‘passione intellettuale’ per Massimo Recalcati. Ascoltavo, in questi giorni, la sua lezione inaugurale alle Romanæ Disputationes 2018-2019 e ho iniziato a volgere alcune delle sue considerazioni sul desiderio al pensiero del prossimo anno scolastico.
Penso infatti che tu possa essere d’accordo con me nel ritenere che (anche) la vita scolastica dello studente possa - o debba, a seconda del livello di ‘coinvolgimento intellettivo’ che rileviamo - essere immaginata e descritta in termini di desiderio.
Lunedì scorso, se ricordi, ci eravamo mossi sul versante angoscia-desiderio:
Oggi voglio rimanere sul secondo dei due termini, forse il più ottimistico?
E, nel farlo, mi aggancio appunto alle riflessioni di Recalcati. Spero che possano essere, anche per te, una boa alla quale appoggiarsi nel tragitto verso la programmazione iniziale di settembre.
Ho isolato per te due temi.
1.
«Il desiderio è adolescente»
Già ne L’ora di lezione, Recalcati insisteva sulla dimensione ‘pulsante’ dell’insegnamento e dell’apprendimento (“ricca di pulsioni”, sarebbe meglio dire, ma mi piace l’uso della metafora legata ad una dimensione cardiaca, portatrice di vita nel suo continuo ritmare). Affermare che “il desiderio è adolescente” significa assegnare all’età della (pre)adolescenza il primato di età proiettata sul futuro. Che è proprio ciò di cui, invece, stiamo assistendo alla negazione. Se - per dirla con i termini del filosofo - il motore del desiderio non mi spinge, rimango immobile. Affondo nelle sabbie mobili del presente.
Spesso, nelle discussioni/masterclass/percorsi sull’orientamento nella scuola ci siamo infatti interrogati su come spostare la bilancia presente-futuro, grazie alle nostre attività didattiche.
2.
«Quando desiderio e dovere si alleano e non si contrappongono»
Questo è uno spunto che mi sollecita molto. Poiché è la menzogna - avvallata e reiterata anche dalle narrazioni riguardanti il mondo del lavoro, ahimè - che si esprime nella tesi secondo la quale il desiderio si contrappone alla legge. Potremmo banalizzarla nella diatriba dovere/piacere, nella favola della cicala e la formica, nell’etica del sacrificio…
Finché ai nostri giovani verrà raccontato - il che significa anche comunicato con una smorfia di supponenza, a cena - che il desiderio è fondamentalmente trasgressione, e che quindi esso rappresenta un orizzonte moralmente ‘sbagliato’, non ci dovremmo stupire di consigli orientativi che si esprimono con le parole “inizia a fare un liceo scientifico, perché ti apre il cervello e ti dà una buona preparazione di base; deciderai bene dopo, per l’università”…
Siamo sicuri di non comunicare che il desiderio NON è una ‘cosa buona’ da seguire?
Quando desiderio e dovere si alleano e non si contrappongono, dice Recalcati - «questa alleanza è la marca più radicale della beatitudine possibile in terra. Io faccio, mi impegno a fare, ciò che più desidero: io devo fare ciò che desidero».
Mi sembra chiarissimo come una scuola che proponga esperienze che allargano il ventaglio delle possibilità dell’umano sia una scuola che insegna a coniugare impegno e desiderio, passione e fatica, interesse e attitudine.
Come realizzare tutto ciò?
Sai bene che non sono una grande fan (cogli l’eufemismo..?) delle uscite didattiche organizzate nelle scuole superiori di diversa tipologia, delle varie fiere, dei test attitudinali somministrati quali deus ex machina etc.
✽ È nella scuola media che deve essere fatta costantemente (cioè durante i tre anni) esperienza dei differenti metodi, in modo che gli studenti possano accumulare ricordo - corporeo, cognitivo ed emotivo - di come i diversi linguaggi hanno lasciato la loro impronta su di essi. Sono questi ricordi incarnati a costituire la base più efficace per un orientamento consapevole. ✽
Mi piace molto l’espressione “ricordi incarnati”, perché rappresenta ai miei occhi la conferma dell’esito che è possibile raggiungere con l’unico orientamento che considero di valore (non efficace, non efficiente, ma umanamente di valore): l’orientamento narrativo.
Sono partita con “Recalcati e il desiderio” e sono tornata ad affermare l’orientamento narrativo. Chissà perché tutto ciò non mi stupisce affatto…
Ti abbraccio e ti auguro una buona settimana ♡