Buon lunedì ♡
Nell’atmosfera dolceamara di queste giornate nelle quali il sentimento della fine si mescola con la tensione dell’inizio, come sai io mi sto dedicando al Quaderno dell’Avventuriero (anche se Atha, ieri, lo ha chiamato Quaderno dei Sogni e mi è sembrato bellissimo e infatti una delle indicazioni che lascio ai ragazzi e alle ragazze, nelle prime pagine, è proprio di assegnargli il nome che preferiscono).
Benché abbia sempre considerato necessaria la dimensione dello stupore quale orizzonte entro il quale collocare ogni proposta didattica, il rischio - lo sappiamo - è sempre in agguato: convincersi di essere “nel giusto” e lasciare le parole svuotate di azione. Raccontarselo durante il collegio di inizio per poi concentrarsi invece sui manuali non ancora consegnati, sulle programmazioni da integrare, sui documenti da correggere.
È per prevenire questo rischio che, in questa estate, ho deciso di creare il Quaderno. Per utilizzarlo in classe, io in primis, a partire dal 20 settembre o giù di lì (persino prima di aver terminato la correzione del lavoro estivo). Per dare la possibilità ai miei studenti di accumulare ricordi incarnati, cioè esperienze, che poi si faranno anche pensieri. L’esperienza della meraviglia che genera impegno e responsabilità, che allevia le fatiche, che fa sentire ‘grandi’ e spalanca lo sguardo.
Ho sempre detestato la figura dell’insegnante-prestigiatore, l’ambizione di una “scuola wow” dove lo studio si trasformasse magicamente in divertimento; la finzione data dal dipingere la “faccenda della conoscenza” come un giardino dell’Eden dal quale insegnanti brutti e cattivi, preoccupati solo dei voti e delle verifiche, non aspettano altro che cacciarti.
Infatti
essere in grado di orientare la propria didattica - fatta di programmazione, di strategie, di preparazione di verifiche e interrogazioni - nella dimensione della meraviglia è ben più dell’abilità del prestigiatore.
1.
Innanzitutto perché, banalmente, non si tratta di ingannare nessuno. Se imposto tutte le mie lezioni in modo attivo, partecipato, affinché l’opinione di ognuno sia sorgente di riflessione per tutti, voglio forse ingannare i miei studenti? Voglio ammorbidirli nei confronti - miei e della disciplina che insegno - in modo che siano più malleabili nell’accettare l’impegno che richiederò loro?
2.
E poi perché non sono io - l’insegnante - che crea l’oggetto che lascia tutti a bocca aperta. Quell’oggetto esiste già; ciò che devo fare è ‘soltanto’ presentarlo nella sua veste di domanda, di problema. E questo esige grande competenza disciplinare.
Qui puoi trovare la descrizione del Quaderno e le indicazioni per l’acquisto. Ti ricordo che, per gli ordini finalizzati entro il 31.08, il prezzo è di 30 euro invece di 40.
Sarei evidentemente molto felice se le attività del Quaderno diventassero esperienza anche per i tuoi studenti (o se tu volessi regalarlo a tuo figlio o figlia, se non sei insegnante).
La meraviglia è un metodo, e in quanto tale possiede le sue ferree regole. Si può adottarlo così come si può scegliere di procedere, nella didattica, con un altro sguardo. Questione di esperienze, di credenze, di cultura.
Io sostengo che sia il percorso più efficace, e soprattutto più corrispondente all’umano, che possa esistere per sentirsi “a posto nel mondo”.
Guarda, ad esempio, questo libro.
The vast wonder of the world narra la vita e gli studi di Ernest Everett Just, biologo marino della prima metà del Novecento.
La storia inizia nel 1911, con un giovane uomo che, al crepuscolo, si stende sulle assi del molo per osservare le creature luminescenti che vivono nella laguna.
Just non era soltanto un biologo marino, sapeva “vedere l’intero laddove gli altri vedevano soltanto le parti”, era un poeta.
Dovette combattere il razzismo, divenne professore di Biologia, fu rinchiuso in un campo di concentramento, riuscì a rientrare negli Stati Uniti, dove morì subito dopo di tumore. La sua vita è la vita di uno degli “eroi della cultura”, poiché fu uno dei fondatori della biologia dello sviluppo. Ma soprattutto la sua figura - ancor oggi - affascina per la capacità che egli ebbe e dimostrò, durante la sua vita e i suoi studi, di andare oltre.
La meraviglia era metodo rigoroso, anche per Ernest Everett Just.
Buona settimana ♡
Ciao Simona, puoi trasferirti nella scuola di mia figlia? Se non riesci, va bene lo stesso, lo capisco. Continuo a seguirti per applicare a casa i tuoi metodi!
Come sono d'accordo, Simona! Ho riflettuto molto anch'io sul tuo punto 2 e sul fatto che l'insegnante-prestigiatore, come lo chiami tu, richiama l'attenzione su di sé mentre invece dovrebbe puntare il dito verso qualcos'altro. Ben vengano le attività creative e anche divertenti, ma solo se al servizio di questo andare oltre - credo - non per saziare il proprio piccolo io di fronte a un pubblico di spettatori.