La ‘buona’ istruzione
Della necessità di una reale contaminazione umanistica delle discipline logico-scientifiche
Buon inizio di settimana ♡
capacità di pensare criticamente
capacità di trascendere i localismi e di affrontare i problemi mondiali come ‘cittadini del mondo’
capacità di raffigurarsi simpateticamente la categoria dell’Altro
Questi che ti ho elencato sono, secondo la grandissima Martha Nussbaum, i traguardi che dovrebbe fornire qualsiasi attuale sistema di istruzione, in modo da garantire la salute della democrazia. La valutazione di ogni progetto educativo dovrebbe quindi partire dal chiedersi se e come esso possa preparare i giovani a vivere e a creare un’organizzazione sociale e politica che possa definirsi democratica.
Scrivo queste righe e contemporaneamente mi chiedo quante delle risorse finanziarie che hanno ultimamente investito la scuola siano state utilizzate per agire in quella direzione. Sono provocatoria e forse anche un po’ cinica, lo so, ma non posso fare a meno di domandarmelo. Ed infatti, di pari passo, mi domando (e non è un caso che abbia ripreso in mano il “Non per profitto”, appunto dell’autrice) quanto tempo ancora ci separi dal comprendere come l’obiettivo di un Paese non risieda più nella crescita economica.
Per le considerazioni dettagliate sulla relazione tra sviluppo economico, da un lato, e sanità, libertà politica, istruzione dall’altro, ti consiglio di cuore il testo di Nussbaum.
Oggi vorrei sottolineare un aspetto, che ci riguarda da vicino. Tutte le tradizioni formative che rifiutano di essere assimilate ad un approccio orientato alla pura crescita economica ritengono essenziali due categorie: la problematizzazione e la partecipazione attiva degli studenti. Si tratta di un modello pedagogico che noi oggi sposiamo pienamente e che ha snocciolato il suo sentiero da Socrate a Montessori, passando per Rousseau, Dewey, Fröbel, Pestalozzi e Morin. Formazione non come assimilazione passiva, immobilizzati dietro un banco, ma come progressiva abitudine a pensare in modo attivo e competente, critico e responsabile.
Se è vero tutto ciò, di che cosa necessita dunque un buon sistema di istruzione e formazione? Un sistema che consenta, ai cittadini che ne emergeranno, di sapersi confrontare con la complessità del mondo?
Lo sviluppo della capacità logica - lo “scrivere e il far di conto”, di cui avevano tanto bisogno le società novecentesche - forse non basta più. Forse è necessario che i cittadini, per potersi visualizzare globalmente e per comprendere le ragioni dell’Altro, imparino a sviluppare quella che Nussbaum chiama l'immaginazione narrativa. Che è un altro modo di definire quella ‘spinta umanistica’ (assolutamente radicata anche nelle scienze più ‘hard’), indispensabile per non addestrare giovani che abbiano l’unica ambizione di trovare posto all’interno di un preesistente ingranaggio.
Se vado a rileggere le Linee guida per le materie STEM, mi sembra chiara la chiamata ad una ‘contaminazione’ umanistica della matematica, delle scienze e della tecnologia.
Eppure… chiudo dicendo che mi piacerebbe tanto sapere di progetti nei quali tale tensione sia diventata reale1.
Buona settimana ♡
Foto di Chris Burgett su Unsplash
Nel mio piccolissimo, Cosmografie vorrà essere proprio quello.