{Questo che stai per leggere è il secondo appuntamento del mini-corso dedicato al Pensare per problemi}
Buongiorno ♢
Martedì scorso avevo utilizzato l’analogia del dizionario per descrivere l’immagine che ho del ‘fare lezione’: ogni tema che sottoponiamo alla classe è un lemma, ed ogni lemma è da intendersi come problema. Ci troviamo in un’epoca e in una società nelle quali il termine ‘creatività’ viene speso, a volte, in modo un po’ troppo superficiale: la vera creatività sorge quando l’individuo pensa costantemente ‘per problemi’.
Credo che una tale abitudine di metodo sia il lascito più importante che i nostri studenti possano ricevere da noi, e questo sin dalla scuola primaria.
La settimana scorsa, attraverso le parole di due grandissimi della scienza (Popper e Poincaré), ti avevo dimostrato a) perché sia utile orientare la didattica nella direzione della ricerca di analogie e somiglianze e b) quali tranelli possa nascondere l’abusato termine ‘osservazione’.
Perché avevo deciso di far partire il percorso proprio da quei due temi? Dalla necessità di sottolineare le analogie e dalla cautela nel maneggiare l’osservazione?
Perché:
credo che la nostra maggiore abilità, come insegnanti, sia quella di saper giocare con gli argomenti delle nostre discipline in modo da verificarli in ambienti che non risiedono nelle nostre discipline (del resto, non era forse il ‘maestro’ di noi tutti, Aristotele, a sancire che il miglior insegnante è colui che è abile con le metafore?)
osservare è un’azione che chiediamo di compiere come primo passo, quando ci addentriamo con i nostri studenti in un’area sconosciuta. Tuttavia spesso diamo per scontato che essi riescano a ‘vedere’ ciò che noi abbiamo ‘imparato’ dopo molto vagare
Oggi approfondiremo le caratteristiche di quello spazio-tempo a noi tanto caro, che chiamiamo apprendimento; esploreremo quali aspetti possiamo creare, all’interno di una lezione qualsiasi, in modo che essa possa procedere per problemi.
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