
Buon inizio di settimana!
[proprio ieri leggevo che, per alcune persone, sarebbe il martedì (e non il lunedì!) la giornata più deprimente e stressante della settimana… e quindi oggi arrivo da te di mercoledì, per eventualmente tirarti su di morale!]
In questi giorni ho fatto una scoperta della quale vorrei parlarti. E tutto sommato mi sembra che ‘suoni’ un po’ la stessa melodia del titolo che avevo scelto per l’ultimo articolo: Uno sguardo che cura. Uno sguardo di cura.
(ti ricordo che l’abbonamento annuale alle Lettere consente, tra le altre cose, di accedere all’archivio completo di questi due anni di articoli, che altrimenti rimangono visibili - anche quelli ‘aperti a tutti’ - soltanto per due settimane. Pensaci… ♡)
Conosci il progetto Les compagnons du devoir ?
Si tratta della visione (sì, non vi è proprio altro modo di chiamare questa idea) di una associazione che si propone di far riacquisire il gusto dell’imparare in età adulta e giovanile. Poco di nuovo, mi dirai.
Di nuovo credo vi sia il METODO che hanno recuperato (attenzione a questo verbo! v. sotto) coloro i quali hanno voluto avviare il progetto.
Prima di presentarti il progetto, permettimi una digressione. Spesso, in ciò che scrivo, mi hai vista sottolineare la risonanza tra sguardo e metodo: quello che rappresenta il nostro orizzonte, nella relazione educativa con gli studenti, diventa il modo in cui ci proponiamo di raggiungerlo insieme a loro.
Che cosa voglio per loro e come tento di realizzarlo non sono mai due grandezze incommensurabili.
Ne ho avuto la conferma lavorando, in questi ultimi mesi, alla progettazione dei corsi PNRR relativi al dm 66: non si va molto lontano - né si onora la nostra professione - se ci si aspetta che la didattica diventi improvvisamente efficace soltanto imparando ad utilizzare una piattaforma digitale nuova o il chatbot di ultimo grido!
Insomma, chi ha ideato i Compagnons propone ai giovani (ed anche meno giovani) di imparare - nuove competenze e professionalità - viaggiando per la Francia, incontrando nuove persone e realtà. Non a caso, il nome di tale progetto-che-si-fa-viaggio è Tour de France.
Poco sopra ho utilizzato non a caso un verbo particolare:
Di nuovo credo vi sia il METODO che hanno recuperato coloro i quali hanno voluto avviare il progetto.
Perché, se ci pensi, si tratta di un progetto pedagogico che ricalca la tradizione medievale della formazione ai mestieri! I creatori dei Compagnons hanno ‘semplicemente’ ripreso i tre pilastri di una antichissima storia comune: SEMPRE si impara perché →
1) si muove dal fare;
2) si appartiene ad una comunità;
3) si scoprono altre realtà, mettendosi in movimento.
Le mille risorse che andiamo immaginando per contrastare la dispersione scolastica, in definitiva, prendono il via da un concreto movimento: quello dell’adulto che si mette a fianco di quel giovane amareggiato e sfiduciato e gli propone di fare ‘qualcosa’ insieme.
André Malicot è stato, per più di vent’anni, direttore dei Compagnons. Nelle parole con le quali ha descritto il suo impegno, egli ha sempre ricordato che l’aspetto fondamentale di questa esperienza di lavoro è legato al senso dell’acquisizione del sapere, a sua volta strettamente connesso alla fiducia, in sé e negli altri.
Quante volte, invece, abbiamo sentito odore di ricatto e di minaccia nell’esperienza scolastica (nostra, dei nostri figli o anche - ahimè - dei nostri studenti)? Esperienza che, in questi casi, non si può minimamente definire “di apprendimento”, infatti.
Oggi il Tour de France dei Compagnons tocca 45 Paesi diversi, disseminati in tutti i continenti.
Al termine di un lungo (cinque anni) percorso, che è viaggio di vita, ogni apprendista ottiene il titolo di “compagnon du devoir”. Ma prima, gli viene chiesto di realizzare, con le proprie mani, il suo capolavoro. Nella pedagogia di Célestin Freinet - colui che ispirò il progetto dei Compagnons - deve trattarsi di un’opera di lungo respiro, che abbia chiesto tempo per essere pensata e realizzata, che deve essere unica nel suo genere e che deve nascere dall’incontro con i saperi trasmessi.
Un’opera - soprattutto - che dovrà trasmettere il desiderio di sapere a coloro che verranno dopo.
“Il desiderio di imparare viene sempre preso in prestito da altri”
Tutto ciò mi è sembrato bellissimo… Volevo proprio condividerlo con te.
Un abbraccio e buona settimana a te ♡