Racconto e verità
Perché la didattica della matematica può educare alla consapevolezza storica
Ciao e buon pomeriggio ♡
In questi ultimi due giorni è accaduto qualcosa che un po’ ancora mi sorprende e molto mi infonde fiducia: sia sul mio profilo Instagram che qui, approdate alle mie adorate Lettere, sono arrivate tante persone nuove.
Non sto pensando ai numeri, ma proprio alla possibilità di relazione. Ieri sera, ad esempio, ho ricevuto la risposta alla mia email di benvenuto da parte di Annalisa (*), e leggendola ho sentito rinvigorirsi la tensione che mi ha portato (sedici mesi fa) ad aprire questo mio spazio. Spesso ho scritto dell’apprendimento - ma anche della scuola e dello studio, in senso lato - come di uno spaziotempo nel quale ci troviamo immersi, nel quale ognuno degli interlocutori che lo abitano porta e trae qualcosa. Io mi auguro che chi legge le Lettere possa trarre tanto, o perlomeno ciò che gli è utile e necessario per lo stadio della vita e della professione che sta attraversando. Di certo, a me arricchisce in modo esponenziale tutto ciò che viene estratto da qui e diventa parte di un modo nuovo di concepire la relazione con gli studenti. O con i figli. Vorrei, qui dove ti trovi, portare la dimostrazione di come ciò che di bello e buono può avvenire nella scuola possa davvero andare a costituire un notevole strumento di educazione in famiglia e quindi nella comunità.
(*) se hai voglia anche tu di raccontarmi chi sei, se sei insegnante o genitore (o magari studente!), quei minuti che dedicherai a scrivermi saranno un dono enorme per me!
Oppure può trattarsi di un luogo - questo - nel quale concepire in modo nuovo la propria relazione con sé. Mi viene in mente la mia cara Elisa, giovane futura docente (sono certa che, se vorrà intraprendere questa ormai ardita strada, sarà un’insegnante meravigliosa!) che mi richiama, con la sua scrittura, alla risorsa - sempre incommensurabile con altro - che è la cultura. Sarà per il fatto che ormai ho raggiunto una (meravigliosamente da me apprezzata) età di mezzo, ma ciò che dà senso a quel che faccio è la scoperta di poter aiutare altre persone ad immaginare, ad immaginarsi, grazie alla visione della relazione educativa che suggerisco.
Poiché questo esordio di puntata sta diventando una specie di ri-presentazione, mi sento di darti due indicazioni semplicissime, utili soprattutto se hai scaricato l’app di Substack e mi leggi dalla Home page del sito.
Sabato scorso ho aperto (per la prima volta in vita mia!) un ‘club del libro’. Proprio qui, sulle Lettere. Il titolo che ho scelto è “Il senso delle cose”, di Richard Feynman. Non so se lo conosci. Feynman era un fisico del Novecento, ha vinto anche un premio Nobel, ma la ragione per la quale io lo amo - e sono in ottima, numerosa compagnia! - sta nell’appellativo che gli venne dato dai suoi studenti: “the great explainer”. Pare che la gente facesse realmente la fila per poter seguire le sue lezioni di Fisica alla Caltech! Quando diventerò ricca (!!) mi regalerò la serie completa dei manuali universitari che ne sono stati tratti! Ma anche la gente comune scriveva lunghe lettere al professor Feynman - e questa è un’anticipazione di un prossimo bookclub - semplicemente perché era attratta dal fascino, rigoroso e scanzonato, che egli esercitava.
Insomma, se vuoi raggiungerci anche tu, ti aspetto qui, allora!
Tutto quello che pubblico sulle Lettere (il lunedì in forma aperta a tutti, il martedì aperta in anteprima - come questa - a tutti e completa per gli abbonati, il venerdì riservata esclusivamente agli abbonati) viene mantenuto nell’archivio dei post, al quale puoi accedere dalla Home page, ma solo per due settimane. Dopo, pur non scomparendo, l’anteprima di lettura è veramente ridotta. A questo punto, hai alcune possibilità, per leggere per intero l’articolo: (a) sottoscrivere un abbonamento (cosa che mi renderebbe evidentemente molto felice!); (b) chiedere alla piattaforma di poter leggere ugualmente l’articolo (ti apparirà un bottone apposito, in conclusione dell’anteprima); (c) scrivermi direttamente e - in tutta onestà - dirmi che ti piacerebbe vedere di che cosa mi occupo, prima di abbonarti (lo trovo sacrosanto!) e allora io ti offrirò un mese di abbonamento gratis. Senza inganni, senza sotterfugi da parte mia… Al termine, valuterai tu se faccio al caso tuo.
Ecco, il prologo si è concluso! In ogni caso, ben (ri)trovato/a!
Poco sopra, ho scritto una cosa (te la riporto per comodità qui sotto):
“ciò che dà senso a ciò che faccio è la scoperta di poter aiutare altre persone ad immaginare, ad immaginarsi”
Nelle puntate del martedì, mese per mese, mi occupo di un tema per volta, a mio avviso rilevante se vogliamo illuminare di luce nuova il concetto di educazione. Martedì scorso è iniziato il quattordicesimo percorso, al quale ho dato il titolo ImmaginarSI.
Lo trovi qui:
Una delle grandi sorgenti delle Lettere è il fatto che io sia una devota studiosa dei linguaggi nella scuola e innamorata della filosofia del Novecento (‘figlia d’anima’ di Paul Ricœur e dell’impronta che egli diede alla concezione di linguaggio e narrazione). Immergermi nelle profondità del linguaggio, da docente e formatrice, mi ha poi consentito di eliminare le potenziali zavorre burocratiche legate all’orientamento e di intendere la didattica delle discipline da un punto di vista culturale e non strumentale.
Il quattordicesimo mese di formazione vuole ruotare quindi intorno alla prospettiva che la scuola possa fornire esperienza di immaginazione di sé. La scorsa settimana riflettevo su che cosa significhi accompagnare un giovane ragazzo, una giovane ragazza, a rifigurare il proprio tempo, che valore abbia aiutarli a distinguere tra un Sé storico e un Sé poetico. Martedì scorso riportavo l’esempio molto concreto di che cosa significhi tutto ciò nella mia didattica, che è quella della matematica.
Oggi vorrei continuare a ragionare su quali conseguenze generi, nel preadolescente e nell’adolescente, l’errata convinzione dell’esistenza di una cesura netta tra ciò che è raccontabile e ciò che è vero.
Se ti interessa, puoi seguirmi nelle prossime righe…
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