Sì, non è lunedì, non è il giorno di pubblicazione delle Lettere…
Però ho deciso di festeggiare questa giornata che, a livello privato, è molto importante per me, aprendo anche ai non abbonati la lettura del post del venerdì, quello relativo alla sezione Visioni.
Oggi ho deciso di cogliere la sfida di farti innamorare di Richard Feynman, premio Nobel per la Fisica nel 1965 ma soprattutto - sì, soprattutto - grandissimo insegnante: le sue lezioni alla CalTech erano più frequentate di un concerto rock! Se vuoi assaporarne lo stile, puoi immergerti nella sua spiegazione dei fenomeni fisici.
Foto di Roman Mager su Unsplash
Però, come ti dicevo, per me Feynman fu - ed è, come solo i grandi sanno essere - soprattutto un insegnante, un comunicatore autorevole ed appassionato non soltanto della sua disciplina d’elezione, ma della realtà tutta. I suoi testi, li ho tutti.
Ma oggi voglio fare qualcosa di diverso dalla normale recensione di un libro.
Poiché avrei tanto voluto potermi sedere sulle seggioline di quell’aula alla CalTech, nei primissimi anni Sessanta, mi immagino di poter intervistare Richard (o, per gli amici, Dick), prendendo a prestito ciò che egli scrisse in “Deviazioni perfettamente ragionevoli dalle vie battute”, tradotto e pubblicato in Italia da Adelphi.
Che cosa potrà mai raccontare a me, docente in Italia nei primi decenni del XXI secolo, colui che fu un grandissimo comunicatore e testimone della scholè?
Ho provato dunque a creare, spulciando tra le parole che egli lasciò scritte nel ricco e variegato epistolario che Adelphi riuscì a rimettere insieme, dei nodi concettuali, inventando domande che avrei potuto porgli e creando così stanze diverse di riflessione, nelle quali poter - noi - sostare.
∫Lo studio.
Simona: “Richard, che ruolo hanno avuto la conoscenza, la ricerca, nella sua vita?”
Richard: “Il vero divertimento della vita è questo continuo mettersi alla prova per capire fin dove si può arrivare, quali che siano le nostre potenzialità. Per alcuni si tratta, quando si è giovani, di arrivare il più in fretta possibile il più lontano e il più a fondo possibile in un unico argomento, lasciando perdere tutti gli altri perché li si considera relativamente poco interessanti. Ma in seguito, invecchiando, si scopre che quasi tutto è interessante se si va a guardarlo abbastanza in profondità. Perché quel che si è imparato da giovani è che una certa cosa era sempre più interessante via via che la si approfondiva. Solo dopo si scopre che questo vale anche per le altre cose, anzi, in ultima analisi, per tutto”.
(lettera a Vincent Van der Hyde, 21 luglio 1986)
∫L’orientamento. La scelta.
Simona: “Richard, lei è stato un uomo sicuramente di successo e che ha avuto la possibilità di lavorare nell’ambito per il quale ‘era fatto’. Che cosa consiglierebbe ad uno dei nostri studenti, che si trovano a scegliere in che cosa implicarsi e spesso non riescono a trovarlo?”
Richard: “[Direi] Si impegni al massimo per trovare qualcosa che la affascini. Quando l’avrà trovata, saprà qual è la sua strada nella vita. Un uomo può scavare una buca nel terreno per altri, o perché è costretto o perché è stupido - un simile individuo non è che uno strumento - mentre un altro, che lavora anche più duramente, e non appare diverso a chi osserva, scava perché è alla ricerca di un tesoro. Scavi dunque alla ricerca del tesoro, e quando l’avrà trovato saprà cosa fare. Nel frattempo non prenda decisioni: organizzi le sue cose in modo da lasciare aperte le diverse opzioni. [...] A essere soddisfatto nel proprio lavoro non è lo specialista in un campo ristretto, né l’uomo di vaste conoscenze, ma chi fa quel che gli piace. Lei deve innamorarsi di qualche attività”.
(lettera a Mike Flasar, 9 novembre 1966)
Simona: “Professore, qual è il miglior modo per formarsi, secondo lei?”
Richard: “[Lei mi sta chiedendo] Cosa dovremmo fare per la nostra formazione, così da diventare quello che vorremmo essere? Ci sono molte strade, tutte diverse, seguite dai diversi scienziati. Quella che ho preso io è [...] lavorare sodo, finché ci pare, sulle cose che ci piacciono di più. [...] Non pensare a che cosa ‘si vuole diventare’ ma piuttosto a che cosa ‘si vuole fare’”.
(lettera a Vincent Van der Hyde, 21 luglio 1986)
Simona: “Sempre in tema di scelta del percorso di formazione, lei considera un valore la specializzazione? Che cosa mi risponderebbe se io fossi un giovane diciannovenne intimorito dalla saturazione degli ambiti di ricerca scientifica?”
Richard: “[Risponderei] Calma. Non c’è nessun settore in cui non c’è più nulla da scoprire. [...] Non avere paura, sei solo agli inizi ed è meglio che tu non scelga un argomento specifico così presto. Impara più cose e, andando avanti, vedi che cosa ti interessa di più e che cosa ti piacerebbe fare. Quando ne saprai di più non avrai problemi a scegliere. Alla tua età io non avevo la minima idea di quale sarebbe stato il mio campo. Entrai al MIT per studiare matematica, passai a ingegneria elettronica per un periodo e da ultimo a fisica. [...] Uno lavora a qualunque problema sia in grado di affrontare, indipendentemente dal campo”.
(lettera a Mark Minguillon, 16 agosto 1976)
Simona: “Ma se un genitore venisse da lei a chiederle un consiglio per orientare il proprio figlio negli studi, lei che cosa gli direbbe?”
Richard: “Il mio consiglio per tuo figlio è questo. È una gran fortuna che mostri interesse in qualcosa e che tragga piacere dal fare qualcosa. Dovrebbe essere incoraggiato a fare esattamente ciò che vuole - ma non intendo in futuro, intendo giorno per giorno, senza fare grandi piani. [...] Lascialo giocare più che può con i calcolatori e con le idee. Le basi matematiche le svilupperà man mano che gli servono per capire i circuiti, o altro. Per ora deve avere la libertà di cercare il proprio piacere; quando sarà diventato molto esperto in qualcosa, gli sarà facile apprendere gli argomenti collegati”.
(lettera a Floyd Gold, 5 aprile 1961)
Prima di salutarti, detto tra parentesi, fa bene al cuore riconoscere la cura con la quale questo premio Nobel rispondeva ad ogni studentello di 19 anni, ad ogni genitore preoccupato per le scelte future dei figli, ad ogni curioso che gli chiedeva delucidazioni su qualche aspetto più o meno elementare della fisica, ad ogni persona comune che era incappata in un suo libro o in una sua intervista…
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In ogni caso, grazie…
Alla prossima!
Simona