Buongiorno e buona settimana!
In questi ultimi sette giorni mi sono pienamente (re)immersa nell’oceano delle riflessioni orbitanti intorno alla questione “valore & valutazione”.
La settimana che oggi si apre recherà con sé almeno due appuntamenti - nel mio orizzonte - rilevanti:
1. domani gli abbonati riceveranno la seconda ‘puntata’ (di quattro) del percorso di riflessione ed esercizio sul tema della valutare (qui puoi avere un’anteprima di quella che è stata l’apertura del percorso dedicato)
2. mercoledì e giovedì condurrò una nuova masterclass (dopo tanto tempo!), rivolta appunto all’orizzonte con il quale possiamo affrontare il concetto di valutazione, oggi.
[se vuoi conoscerne i dettagli e per iscriverti, qui trovi la scheda relativa]
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Avere l’occasione di ‘prendere carta e penna’ per mettere in ordine le idee ed esplorarne di nuove costituisce per me la manifestazione di quella attitudine alla ricerca e riflessività della quale scrivevo nelle prime puntate delle Lettere. Una scelta - anche di ‘orientamento’ del tempo a disposizione! - che non banalizzerei nel “non si finisce mai di imparare, a maggior ragione se si insegna”. La rilevanza che percepisco travalica il confine dell’imparare o dell’aggiornarsi (solo io trovo sia un verbo orribile?), perché ha a che fare con l’essere. Qualche giorno fa un’amica - una delle tante persone conosciute in questi ultimi due anni grazie alle occasioni di incontro, lavoro e riflessione condivisa - mi ha scritto che si sente (da quello che scrivo e da come lo faccio) l’urgenza che mi muove.
Non sarebbe più bello che tutti parlassero di ‘urgenza’, per descrivere le loro scelte e le loro azioni?
Non sarebbe più giusto se tutti si muovessero nella direzione della propria urgenza?
Foto di Lili Popper su Unsplash
Forse è per questo che quando penso all’orientamento nella scuola, non posso far altro che ritenerlo il nodo più evidente di tutta la rete di discipline, argomenti, riflessioni e metodologie che mai potremmo presentare o approfondire.
“Conosci chi sei” lo portiamo scritto da millenni nella pietra e nell’animo e credo anch’io - come scriveva Marta Perego qualche giorno fa - che la scuola non dovrebbe far altro che offrire la chiave per conoscere se stessi. Banale? Può essere… ma mi piace pensare in questi termini al mondo dell’istruzione. Nel mazzo di chiavi, poi, c’è chi porta paradigmi e formule; altri circuiti e teorie economiche. Ed è già la scelta di che cosa portarmi dietro che mi aiuta a capire chi sono. Ma sono chiavi che mi porto dietro anche la mia modalità di affrontare verifiche e interrogazioni, il confrontarmi con l’idea di impegno e di responsabilità, chiedermi se sono adatto a quello che i miei insegnanti indicano come fine, pormi domande circa il significato di ‘successo scolastico’.
Quando parliamo con i nostri figli e studenti, quando assistiamo alle loro esperienze e forniamo loro uno schema con il quale confrontarsi, se li ascoltiamo davvero, non sentiamo anche noi il senso di angoscia, lo smarrimento e il vuoto che vivono? A volte ho la sensazione che gli stiamo dando in mano tutti gli strumenti necessari per arrivare alla ‘stanza segreta’, ma non vediamo le mani che tremano nel prenderle in mano una dopo l’altra, quelle chiavi.
Io credo che sia necessario prendersi carico di quello smarrimento. In quanto esseri umani, non in quanto docenti. È la dimensione della cura, dell’avere compassione di un altro essere umano, a costituire la mossa che spinge ognuno a compiere quell’antico “conosci te stesso”.
A lunedì prossimo!
Simona