Verso un nuovo ecosistema valutativo
Evoluzione, cambiamento e processo. Ovvero come NON siamo abituati a valutare…
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Manca meno di un mese a Natale!
Poiché credo nella sostenibilità delle attività e dei percorsi culturali, ho pensato di offrire, durante tutto questo periodo, gli abbonamenti annuali alle Lettere al 50% del loro costo.
Da oggi fino al 24 dicembre, potrai quindi abbonarti al prezzo di 90 euro invece di 180.
Spero che questa possa essere l’opportunità per regalarti quelle che desidero essere occasioni di riflessione per tutti gli attori coinvolti nel processo educativo
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Buongiorno ✤
In settimana, mi sono ricordata più volte della frase di E. Lévinas con la quale avevo chiuso il numero di martedì scorso:
“l’uomo, per la sua sostanza, è condannato ad evolvere. Per questo motivo, ha bisogno di sapere, ogni volta che può, a che punto sia”
Me ne sono ricordata riflettendo sul percorso che sto svolgendo con Patrizia; anche in questa occasione, le domande che solleva in me sono in grado di agire come centro di gravità intorno al quale vanno ad orbitare corpuscoli di esperienze che, altrimenti, temo rischierebbero di perdersi.
Perché, nella nostra ultima email, stavamo parlando appunto di evoluzione del soggetto e della fatica che - anche da adulti - si compie nell'accettare il proprio ‘mutevole aspetto’, quello della storia individuale.
Ho pensato anche a quanto scriveva, qualche giorno fa, un’altra professionista che ammiro molto, Fulvia Silvestri, riguardo al fare pace con la propria storia. Anche lei, poneva in evidenza il concetto di evoluzione.
Riflettevo sulle ‘nostre’ cose, sulla scuola-che-accompagna-a-crescere, o piuttosto sulla scuola che oggi dovrebbe portare a fare esperienza (ché di convincimento non ha senso parlare) del valore del crescere. Mi stavo chiedendo se il rifiuto che spesso osserviamo nelle classi - nei confronti dell’impegno di studio, dell’atto di scegliere, del prevedere il proprio futuro - non sia frutto di quella (mala)cultura del prodotto, che dovremmo eradicare a partire dalla nostra azione valutativa quotidiana.
Ne scrivevo qualche settimana fa e ne sono sempre più convinta: noi docenti (come educatori in senso lato) predisponiamo progetti e strategie che si rivolgono ad una generazione la quale è cresciuta invischiata nel criterio dell’esito quale oggetto da valutare.
Puoi ben capire che se è il prodotto, l’esito, ad essere l’oggetto sul quale si posa lo sguardo della valutazione, la prospettiva evolutiva è completamente esclusa! E ci scopriamo fragili di fronte ai concetti di cambiamento, e soprattutto di fallimento.
È faticoso accettarsi quali soggetti in evoluzione, convivere con l’idea di “ricominciare daccapo”, magari a cinquant’anni…
E se contribueremo a far sentire i nostri giovani stritolati in una morsa, tra questa fatica (che percepiscono nell’atmosfera familiare) e una valutazione scolastica che insista nel non considerare il processo di apprendimento, abbiamo già perso. Abbiamo perso come esponenti culturali, come attori sociali, come ‘investitori’.
Quando valuto un percorso, il fallimento è semplicemente una tappa da rivalutare; se mi affido esclusivamente al prodotto, è l’intero traguardo ad essere stato definitivamente mancato.
Perché il traguardo è la strada stessa.
Gli abbonati, la scorsa settimana, hanno potuto verificare dalle mie parole come - in classe - quello che ho definito il tempo del desiderio conduca - lungo il percorso delle nostre attività didattiche - al tempo del raggiungimento. Esso è però (ontologicamente, mi verrebbe da dire) invalutabile.
Come uscire da questo paradosso?
Nelle righe che seguono, oggi vorrei proseguire in tale proposta, guidandoti verso uno sguardo sulla valutazione che oltrepassi il concepirla come attività di controllo.
{Gli articoli del martedì, come forse sai, costituiscono i miei mini-percorsi (ognuno dura 4 settimane) di formazione sostenibile. Ho voluto definire in questo modo la mia proposta per gli abbonati, poiché l’abbonamento mensile a Lettere ad un (giovane) docente costa 20 € e ti garantisce l’accesso completo non solo alle formazioni del martedì (anche a quelle già pubblicate) ma anche alle riflessioni del venerdì.
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