{Eccoci! Siamo arrivati all’ultimo appuntamento del terzo mini-corso delle Lettere ad un (giovane) docente, quello dedicato al Pensare per problemi}
Buongiorno ✤
Martedì scorso mi sono concentrata sull’attitudine più evidente generata da una didattica ‘per problemi’: la capacità di rappresentare la realtà, di creare modelli esplicativi di essa o di riconoscerli. L’argomentazione lungo la quale ti ho condotto muoveva dal concetto - spesso purtroppo banalizzato ma tutt’altro che immediato - di apprendimento situato, che proprio sull’idea di modello fonda la sua potenza.
Ricapitolando il percorso compiuto fino a questo punto, all’interno di questo terzo mini-corso di ‘formazione sostenibile’, potremmo quindi affermare alcune evidenze:
la didattica per problemi è la sola che consente di assegnare all’elaborazione dell’informazione il posto che le spetta, nell’apprendimento (nella prima puntata, Karl Popper ci aveva fatto da nume tutelare, sotto questo aspetto)
ricchezza, connettività, consistenza ed interattività sono qualità della lezione che conseguono da una didattica simile
allenarsi a trasferire concetti da un terreno all’altro - abituarsi cioè a lavorare per modelli e rappresentazioni - rende l’apprendimento duraturo e situato, appunto (in questa occasione, era stato Aristotele ad agire da mentore)
È giusto allora ribadire che la lezione è, in senso lato e complessivo, un ambiente di apprendimento.
Inoltre, una lezione che proceda per problemi è sinonimo di una didattica che sia - tutta e completamente, cioè in ogni suo aspetto e in ogni suo momento - situata.
Non dobbiamo però dimenticare che un ambiente di apprendimento è un tessuto relazionale all’interno del quale si inseriscono i frammenti di conoscenza (non ‘conoscenze’, ma conoscenza, sapere).
Quando ci si riferisce alla cosiddetta progettazione didattica, ci si sta muovendo in un terreno che non può essere improvvisato dal docente e che chiede a costui ben più di una competenza disciplinare, legislativa o tecnologica. Innanzitutto la progettazione esige la condivisione dell’idea di insegnamento come processo; è proprio su questo cardine che esso entra in relazione con il concetto di ambiente di apprendimento. In sostanza, si innescano processi cognitivi rilevanti quando l’ambiente di apprendimento è intriso di percorsi multipli tra loro interagenti, di momenti di riflessione - del singolo e collettiva - nonché di analisi dei casi particolari e di proposta di modelli di rappresentazione.
Troppo complicato? No, non credo. Penso che la maggioranza di noi lo faccia nella maggioranza delle sue lezioni. Lo spunto che vorrei darti, in questo percorso, è la necessità (e il vantaggio) di registrare tutte le volte che ci accade di farlo. Che sono poi le volte in cui chiudiamo ‘soddisfatti’ un percorso progettato per la nostra classe.
Oggi vorrei raccontarti di un’analisi che è stata condotta al MIT e che credo possa confermare la bontà di quanto sto affermando da quattro settimane.
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