Vuoi essere una persona?
La prospettiva laica di TRE termini che sono fondanti nell’educazione
Buongiorno a te ♡
“Come è piccolo, il mondo!”
“Tutto torna e acquisisce un senso…”
Confessa. Stai pensando che ho deciso di iniziare un elenco delle migliori “frasi fatte” che possiamo utilizzare nelle nostre conversazioni comuni!
Il fatto è che, riprendendo oggi il percorso dedicato a che cosa significhi avere a che fare con persone (nella scuola, in famiglia, sul luogo di lavoro etc), non posso fare a meno di verificare la direzione che ha preso la mia vita. Dal punto di vista sia dell’orizzonte di studio che approfondisco da anni che dell’impegno come docente, mi sembra proprio di dimostrare a me stessa come i diversi sentieri che esploro abbiano come panorama la questione della persona.
Se sei abbonato alle Lettere, martedì scorso hai potuto leggere (nella seconda parte del percorso) questo [⬇]:
Trattare gli studenti come persone è una scelta (non è una predisposizione individuale!) che può manifestarsi sia nel suo aspetto morale che in quello metafisico.
John Locke scriveva che
« ‘persona’ è una terminologia forense, caratterizzata da determinate azioni e da uno specifico merito; perciò essa si riferisce solo ad agenti intelligenti, soggetti alle leggi, disposti alla felicità o alla miseria. Questo ‘essere persona’ si estende oltre l’esistenza presente verso il passato, attraverso la coscienza »
Sai cosa ti dico…??! Ho voglia di festeggiare. Questo inizio di estate; la settimana di studi che ho appena trascorso (e della quale parlerò anche oggi); la pila di libri che mi aspetta…
Insomma, se ti può interessare, SOLO FINO ALLE 24 DI OGGI offrirò l’abbonamento annuale al 50%!!
(ti ricordo che solo con l’abbonamento puoi accedere a tutti i percorsi - con questo, sono 230 - delle Lettere)
Quello (⬆), lo scrivevo lunedì scorso, proprio il giorno prima di iniziare quella straordinaria settimana di immersione e formazione della quale ti ho parlato ieri qui:
Immediatamente dopo, ho trascorso circa quaranta ore ad essere guidata (a livello accademico) nella scoperta di che cosa significhi - a livello sociale, politico, filosofico, didattico etc etc - considerare l’altro come persona.
Capisci bene come mi reputi fortunata e sia rimasta affascinata dai ‘corsi e ricorsi storici’ della mia vita!
Che cosa mi attrae, a livello di pensiero ma anche - come per qualsiasi pensiero - come necessità che esso debba farsi azione? Se mi leggi da qualche tempo, mi avrai vista tornare più volte - soprattutto durante le ‘escursioni’ nei territori dell’ORIENTAMENTO e della scoperta di IDENTITÀ - sulla certezza che educare sia una prospettiva che un soggetto mette in atto soltanto se si reputa in una relazione personale con l’interlocutore.
Poiché riconosco anche di essere cervellotica (!), anni fa ho iniziato a domandarmi che cosa ‘si nascondeva sotto’ tutto il gran parlare di attenzione alla persona, nella scuola.
{se sei ‘giovane’ come me, ricorderai senza fatica come, prima di una certa epoca, gli studenti venissero guardati e definiti come tutt'altro che persone!}
Forse mi sono decisa a studiare a fondo quella che poteva sembrare un’evidenza perché non riuscivo a cogliere la possibilità che fosse altrimenti; forse immaginavo che alla me-madre potessero avere chiesto “ma preferisci che la scuola guardi alle tue figlie come persone o come numeri sul registro?”… In ogni caso, ho deciso di indagare fino a che punto questo “universo personalista” poteva rispondere all’idea di educazione che sentivo di voler portare avanti.
Oggi mi prenderò il rischio di lottare contro un pregiudizio.
Oggi voglio dimostrarti come possa essere facilissimo rifiutare un’ideologia e abbracciare la dimensione umana della scuola.
Se ti interessa, puoi seguirmi nelle prossime righe…
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