{Questo che stai per leggere è il terzo appuntamento di una serie di quattro, uno ogni martedì, che idealmente vanno a comporre - in puro stile Stanze di Valore - un mini-percorso di riflessione su che cosa significhi ‘valutare’, non solo nella nostra scuola ma soprattutto nella nostra epoca. Se sei abbonato alla newsletter (sia in forma mensile che annuale), potrai accedere al materiale completo di oggi (oltre che all’intero archivio di Lettere ad un (giovane) docente e ai post del venerdì di Visioni)}
Ciao!
Continua il mini-corso sul significato post-moderno di valutazione. Come è stato messo in evidenza anche durante la masterclass della scorsa settimana, non dobbiamo temere di ricorrere ad una definizione simile del tempo in cui viviamo e agiamo. A nessuno di noi è chiesto di essere filosofo o sociologo, tuttavia - come accade ad ogni professionista - raggiungeremo una piena consapevolezza delle nostre azioni e scelte solo se sapremo inserirle nel contesto storico nel quale esse prendono vita. Mercoledì e giovedì si è quindi parlato di che cosa è accaduto - a livello di economia mondiale - nei primi anni Ottanta del secolo scorso e di come ciò abbia determinato l’avvio di una serie di politiche scolastiche (a livello internazionale) le quali, a distanza di quasi mezzo secolo, denunciano ora tutta la loro inadeguatezza.
Quali sono dunque le nuove risorse teoriche - che siamo però in grado di scorgere nelle loro iniziali e balbettanti applicazioni, che la scuola italiana da qualche anno sta iniziando a proporre - sulle quali possiamo costruire una riforma paradigmatica dell’insegnamento e della valutazione?
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Lettere ad un (giovane) docente per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.