Buon lunedì.
Bisogna essere (stati) molto obbedienti, per poter ragionevolmente disobbedire!
Ti piace la citazione? Sono parole di… be’, sono parole mie.
Se rifletto infatti sulla mia esperienza di studio e poi di lavoro, mi sembra di potervi rinvenire due stagioni diverse. La prima, quello di un impegno forsennato nello studio, sempre amatissimo, ma contemporaneamente accompagnato dal timore di esporsi, di comunicare un mio personale giudizio. Non per nulla, al liceo, la materia nella quale provavo una sofferenza - direi - esistenziale era Filosofia. Avevo un professore che (merce rara) presentava la sua disciplina non come una semplice “storia della filosofia”, ma come incontro con la domanda; ed io mi sentivo completamente inadeguata.
[se lo incontrassi ora, gli direi “Prof, l’avrebbe mai detto che mi sarei iscritta, in età matura, alla sua facoltà?!”]
Insomma, a inizio degli anni Ottanta, ero una studentessa diligente, responsabile, che preferiva svolgere tutti gli esercizi di Algebra invece dei quattro assegnati, nel timore appunto di non riuscire a vedere la novità, quando le si fosse presentata (soprattutto nel compito in classe! (ma quanto era più bella quest’espressione - “compito in classe” - invece della successiva e attuale “verifica”?)).
E allora… ti propongo il sondaggio!
Mi sono poi laureata (prima in Biologia) e, dopo non pochissimi anni, ho scelto di insegnare. Ed in quel momento, si è verificata la svolta: mi sono accorta di essere diventata una vera ricercatrice - incredibile che mi sia sentita tale soltanto nel momento in cui ho cessato di esserlo in Università e ospedale! - ed anche le caratteristiche del mio studio e della “forma” con la quale aderivo al sistema sono andate modificandosi.
Innanzitutto sono diventata MOLTO meno diligente!
Più passa il tempo e più mi trovo a svolgere i vari compiti solo quando sento odore di scadenza, affermando che soltanto in quell’alba vengo visitata dall’ispirazione (il che è anche vero, per quanto riguarda i progetti che conduco, ma quando si tratta delle adempienze per il 15 maggio - a titolo di esempio! - c’è poco da venir illuminati…).
Il brivido della novità non mi mette più angoscia, ma mi accorgo di aspettarlo e averne bisogno.
Se esiste una remota possibilità di svolgere un lavoro abbandonando la strada maestra, prendo armi e bagagli e saluto tutti.
In definitiva, mi sono trasformata in una professionista eretica.
(1) I manuali di testo… sì, a patto che rispondano a criteri molto selettivi… e comunque a minime dosi.
(2) I programmi li faccio e poi li modifico in itinere.
(3) Il testo sul quale studiano i miei studenti, lo scriviamo insieme, giorno per giorno: io sul mio pc, proiettando lo schermo sulla lim, e loro copiando e personalizzandolo sul loro quaderno (e il tempo a disposizione non è mai stato un limite!).
Parentesi.
Se ti può interessare, una prima rielaborazione di ciò che intendo con ‘didattica della matematica’ ho iniziato a pubblicarla anche qui. A puntate. Ho intitolato il testo “Matematica come scoperta” e se hai sottoscritto un abbonamento, puoi trovare i capitoli che ho finora scritto nell’Archivio generale dei post.
La prima puntata è stata questa ↓
Chiusa parentesi.
(4) Mi sono divertita ad esplorare idee che non erano state pensate per la scuola e ho provato a gettarle e trasformarle in attività didattiche. Penso soprattutto alla didattica orientativa e ai percorsi legati all’orientamento (sono sempre attivi e li puoi trovare descritti tutti qui), ai quali iniziai a lavorare quando si faceva orientamento negli ultimi mesi del primo quadrimestre di terza, portando i ragazzi a vedere qualche azienda e stop!; e quindi al meraviglioso momento sull’ORIENTAMENTO TRAMITE LE STORIE, tenutosi lo scorso novembre nella sede di Terre di mezzo, con un qualcosa come 800 iscritti e grazie al lavoro della cara e super attiva Sabina (Eleonori).
(5) La preparazione dei corsi PNRR del dm 66 mi sta permettendo di comunicare uno sguardo esteso, complesso, davvero interdisciplinare delle discipline STEM.
Perché ti racconto tutto questo? Un po’ per dirlo anche a me stessa, a quella ragazza tanto diligente ma così insicura; per assicurarle che gli esercizi extra di Algebra sarebbero serviti, molti anni dopo; e infine per farle una carezza. Anticipandole che uno dei libri che sarebbero risultati più utili alla sua professione di insegnante sarebbe stato, un quarto di secolo dopo, “Deviazioni perfettamente ragionevoli dalle vie battute”, il variopinto epistolario di un certo Richard Feynman, premio Nobel a tempo perso.
E, a proposito di Nobel, sulla porta del Media Lab all’MIT di Boston dovremmo tutti ricordare che campeggia la scritta:
Non puoi vincere il premio Nobel facendo quello che ti dicono di fare
Un abbraccio e buona settimana a te ♡
Ogni tanto è bello guardarsi intorno e riconoscere la strada fatta. Grazie del trucco, ogni tanto va ricordato🙃