{Questo che stai per leggere è il secondo appuntamento di una serie di quattro, uno ogni martedì, che idealmente vanno a comporre - in puro stile Stanze di Valore - un mini-percorso di riflessione su che cosa significhi ‘valutare’, non solo nella nostra scuola ma soprattutto nella nostra epoca. Se sei abbonato alla newsletter (sia in forma mensile che annuale), potrai accedere al materiale completo di oggi (oltre che all’intero archivio di Lettere ad un (giovane) docente e ai post del venerdì di Visioni)}
Ciao! Sono felice di ritrovarti qui, in questa specie di sala-riunioni nella quale ci scambiamo riflessioni ed esperienze. Devo confessarti che, più scavo in profondità per creare il percorso che ti sto proponendo, più lo scopro vero, corrispondente ad una idea di insegnamento che penso sia anche la tua.
In particolare, oggi ti racconterò come un concetto di valutazione più coerente ad una scuola che non è più quella novecentesca sia in grado di leggere l’irregolarità di ognuno tra i nostri studenti.
Foto di Gustavo su Unsplash
{la Masterclass che si svolgerà mercoledì 19 e giovedì 20 aprile affronterà più in profondità questi temi. Qui trovi la descrizione dei contenuti e i dettagli per l’iscrizione. Se hai sottoscritto un qualsiasi abbonamento alla newsletter, il costo dell’iscrizione è scontato del 50%}
La scorsa settimana, in due occasioni (nei post del martedì e del venerdì), ho avuto modo di avvicinarmi con cautela al concetto che reputo fondamentale nell’impianto del contemporaneo significato di ‘valutazione’: la complessità. È la riflessione su che cosa significhi e rappresenti la complessità oggi che consente di tentare di capire lo smarrimento del soggetto, e quindi di ognuno di noi. Perché è vero che l’aspetto valutante fa parte della dimensione formativa, ma è ancor più vero che esso determina in modo definitivo la struttura che ognuno dà alla propria realtà. Questa è la ragione per la quale di valore e valutazione dobbiamo parlare (e non stancarci mai di farlo) non perché siamo docenti, ma perché siamo esseri umani.
Tieni sott’occhio il questionario che ti ho lasciato martedì scorso, quando hai tempo compilalo, perché ti consentirà di avviare la riflessione calandola nel contesto della TUA specifica situazione.
L’aspetto della valutazione sul quale si era concluso il primo appuntamento era quello dell’oggettività di essa. Insisto nel sottolineare il punto fondamentale del percorso che abbiamo avviato: NON ci troviamo nell’ambito della docimologia (non ne ho la pretesa e nemmeno il desiderio), non stiamo parlando di misurazione. Quella, la diamo per fatta… e fatta bene! Stiamo esplorando un terreno sdrucciolevole che sta ‘oltre’ essa, ma che è necessario attraversare per raggiungere il confine del significato del verbo ‘valutare’.
Il problema sollevato dall’oggettività della valutazione risiede in una declinazione della stessa che è suscettibile di ampia revisione. Appunto in virtù della complessità cui accennavo sopra.
Iniziamo adesso a vedere dove ci conduce il ri-editing del concetto di oggettività.
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