“Il modo giusto di leggere, oggi, è quello di porsi davanti a un libro così come si ascolta un disco, si guarda un film o una trasmissione televisiva, come si sente una canzone: ogni atteggiamento di fronte a un libro che richieda per lui un rispetto speciale, un’attenzione di altra sorta, è qualcosa che giunge da un’altra epoca e che condanna definitivamente il libro”
(G. Deleuze, Conversazioni, 2019)
{Ciao! Questo che stai per leggere è il settimo appuntamento del mio percorso di formazione sostenibile, dedicato alla Distrazione come risorsa. Ti accompagnerò, fino al termine del mese di agosto, nell’esplorazione di un concetto che troppo spesso siamo stati abituati ad inserire nella ‘lista dei cattivi’.
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Buongiorno e buon Ferragosto a te ♡
La riflessione del filosofo Gilles Deleuze non si discosta poi così tanto da ciò che abbiamo ascoltato/letto mille volte a proposito dell’era - la nostra - di una tecnologia per la quale l’adesso, l’istante sono tutto, e soprattutto preferibili alla lentezza di un procedere analogico che si ferma, paragona, integra, torna sui suoi passi. La scuola si è a più riprese detta impotente davanti a ciò che è diventato habitus per i giovani che sono i destinatari della sua azione.
E quindi?
Delle due l’una?
O riconosciamo l’incommensurabilità di due esigenze diverse oppure ci trinceriamo dietro le barricate del nostro ruolo?
Oggi vorrei interrogarmi, insieme a te, riguardo alla ‘devozione’ che possiamo pretendere dai nostri studenti nei confronti di ciò che accade a lezione. Si tratta della stessa attenzione indiscriminata che destiniamo al libro che ci aspetta sul tavolo o nello zaino?
Oppure esiste, effettivamente, una attenzione diversa, una attenzione che è mista a distrazione?
E di che qualità è la realtà che suscita questo secondo tipo di attenzione? Possiamo riuscire a valutare se i nostri studenti applicano questa seconda forma di attenzione, davanti alle ‘cose della scuola’ (e magari alle ‘cose’ in generale)?
Quante domande…
In questo lungo percorso sulla distrazione, che ti avrà accompagnato per due mesi, quando finalmente volgerà al termine, è indubbio che il ritrarsi dall’attenzione possa essere considerato una sorta di fuga, di evasione dalla realtà.
Avevamo in realtà già visto che potremmo intenderla anche come una possibile re-immersione in essa, citando Proust e Bergson
Ed abbiamo anche riconosciuto che vi sia una sorta di incalcolabile potenza immaginifica nel lasciare che i pensieri si allontanino da qui e ora, se stiamo alle parole di illustri scienziati
Oggi vorrei analizzare più da vicino questo concetto della fuga.
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