Buongiorno a te e buon inizio di settimana! ♡
Ci eravamo lasciati, lo scorso lunedì, con alcune riflessioni che ruotavano intorno all’evidenza che la responsabilità è la forma che assume la cura per un altro individuo nel caso in cui essa venga letta come dovere, ed è apprensione nel caso in cui percepiamo che sia minacciata la vulnerabilità di quell’individuo. Ecco allora che è dalla domanda sul destino (cioè dal desiderio di cura) di quell’individuo che originano il dovere e l’apprensione, entrambi accezioni diverse del termine ‘responsabilità’.
Se sei nuovo o nuova ‘da queste parti’, ti lascio qui sotto i due articoli con i quali avevo aperto il discorso sulla responsabilità che dovremmo sentirci cucita addosso noi insegnanti.
Credo che siamo giunti ad un punto cruciale.
Si dice spesso che la nostra attuale sia la società della cura; in passato, proprio qui ne avevo parlato. Mi chiedo, tuttavia, se alla scuola venga riconosciuto - da chiunque la guardi ‘dall’esterno’ - questo ruolo.
La scuola viene intesa (e prima, viene costruita, scelta, voluta) come luogo nel quale la responsabilità si manifesta come conseguenza di una domanda sul destino dell’Altro?
Siamo sufficientemente espliciti nel comunicare questa tensione sottostante ogni apprendimento?
Perché l’Altro può apparirci nella forma di un altro essere vivente così come di un animale o di un territorio.
Le innumerevoli educazioni a… non sono altro che educazione a riconoscere la necessità di elaborare una domanda sul destino.
All’interno di ognuna delle nostre discipline si nascondono le dimostrazioni di come ognuno di noi - ogni individuo che si trovi ad incontrarle, studiarle, viverle - debba sentirsi in obbligo verso di esse e verso ciò che esse rappresentano. Ecco perché trascorrere un’ora a correggere espressioni con le frazioni (come mi è accaduto questa mattina!) è, per me, anche Educazione alla cittadinanza. Io desidero che i miei studenti percepiscano quella responsabilità verso un oggetto di studio, si sentano ‘in obbligo’ verso di esso, tanto da volerlo tutelare.
Qualche mese utilizzavo la metafora dello studente quale pellegrino del sapere (pellegrino e non turista, ricordi?); oggi sto affermando che l’azione del tutelare un oggetto (di apprendimento) mi sembra la migliore educazione al rispetto, tout court.
Mi auguro che ognuno di noi scavi nei meandri di ciò che ha tra le mani - la sua disciplina d’insegnamento, la sua professione - per estrarre oggetti dei quali rendere responsabili i nostri studenti, oggetti preziosi che devono essere tutelati.
Da insegnante, però, voglio fare un passo avanti.
E mi chiedo dunque: la responsabilità è un rapporto reciproco?
Mi sto perciò chiedendo - in realtà, lo sto chiedendo anche a te… - se la responsabilità che sentiamo nei confronti dei nostri studenti (ed anche quella che in loro vogliamo suscitare e alla quale vogliamo educarli) è della stessa specie di quella responsabilità reciproca che può assumere il nome di ‘cameratismo’ o di ‘custodia’. Siamo sempre in un ambito etico, non vi è dubbio, ma mi sembra evidente che il livello di azione sia differente.
È la riuscita di un’impresa collettiva, quella che ci muove nella nostra professione?
Interessante è che saremmo tentati di rispondere in modo affermativo, poiché abbiamo in mente la comunità costituita dalla classe, l’inclusione dei singoli in un progetto comune etc.
Credo invece che la nostra - così come quella dei genitori - sia una responsabilità rispetto al singolo individuo, non rispetto allo scopo.
Averlo chiarito a me stessa, ti confesso che ha alleggerito di molto il fardello di tante incombenze e richieste scolastiche.
La nostra, in qualità di educatori, è una responsabilità verticale - come la definisce Jonas - e non orizzontale: in classe siamo responsabili per ognuno degli studenti ed è una responsabilità diversa da quella che esigiamo che ognuno di loro eserciti nei confronti dei compagni.
Quando invece ci guardiamo in qualità di gestori del sistema, ci troviamo in una condizione di responsabilità orizzontale: insieme ai colleghi e alle altre figure del sistema-scuola, siamo responsabili per esso.
Ma sono due posture etiche ben diverse, non trovi?
Quello che mi rattrista è osservare come spesso la prima venga confusa con la seconda...
Un abbraccio e buona settimana a te ♡
PS
Martedì 4 febbraio avrà luogo il primo dei webinar di “NARRARE LA SCIENZA”, dedicato alla progettazione del Darwin day nelle classi. Gli abbonati alle Lettere potranno partecipare gratuitamente a questo come ai successivi appuntamenti. Magari ti stavi proprio chiedendo se fosse il caso di abbonarti… 😁