Buon venerdì ✻
Mi piace moltissimo che questi appuntamenti del venerdì si ‘parlino’ tanto bene con la Lettera canonica del lunedì, proprio perché mi sembra di saldare a poco a poco - per me, innanzitutto, e per te che ringrazio di avermi scelta - la struttura della scuola che- già-c’è (e non tanto che-verrà). Una scuola radicata nell’esigenza, o meglio, nel bisogno che hanno tutti i suoi attori di essere riconosciuti. Come soggetti in azione, ma soprattutto come individui, come persone.
In questo luogo così come su Instagram (lì io sono @epea.pteroenta) racconto sempre quelle che sono state le azioni e le riflessioni che, nel corso della mia carriera, mi hanno richiamato al bisogno di relazione autentica che esprimono sia i docenti che gli studenti. Tutto, ogni stortura, ogni abisso, può essere affrontato alla luce di quella posizione. Che non è ideologica, ma è umana. Del resto, la relazione educativa è quanto di più ineliminabile vi possa essere, dati un Io e un Tu.
Se ricordi, quando avevamo iniziato il mini-corso sulla valutazione in epoca post-moderna, da questo eravamo partiti…
La conquista e l’espressione dell’identità individuale sono sicuramente uno dei temi trasversali e costitutivi della scuola del XXI secolo. Forse proprio perché ciò che si ha la sensazione di stare smarrendo è anche ciò al quale ci si aggrappa con più forza, in ogni caso abbiamo tutti esperienza di come il bisogno più intenso che percepiscono i nostri studenti sia quello del riconoscersi.
In un recente post, ribadivo il legame indissolubile tra riconoscimento, narrazione ed orientamento. Ed anche la necessità di affrontare nelle classi la questione narrativa da un punto di vista più profondo e competente che non sia quello del proporre una lettura, un albo, una riflessione.
Ti ricordo che, se volessi approfondire questa particolare declinazione dell’azione orientativa (nel primo come nel secondo grado), puoi iscriverti allo spazio di lavoro Linguaggio & Identità
Su quali aspetti e strumenti possiamo far leva per aiutare i ragazzi e le ragazze a riconoscersi?
“È una cavità all’interno dell’uomo, dove può essere contenuta qualsiasi cosa. Lì il passato si mescola con il non-passato e ciò che è stato con ciò che deve ancora avvenire, lì amici e sconosciuti vivono fianco a fianco incuranti delle loro vite un po’ sfocate, lì le lancette si sono fermate benché il meccanismo continui a funzionare, lì il ghiaccio si forma mentre si scioglie, lì ci sono parole ma anche molte cose che non hanno parole, ci sono grandi quantità di quel che è chiaramente scritto ma anche segni cancellati, illeggibili. E non si devono dimenticare le malattie, seguite da guarigioni, e profumo di foglie di betulla. E infine, nel fondo dell’inesauribile memoria, c’è la grazia divina per mezzo della quale tutto è potuto accadere ed esistere, tutto ciò che è passato come ciò che ancora non è accaduto o esistito, ma che tuttavia è giusto e appropriato ed esige il suo posto, tutto ciò che è sostenuto dal pugno massiccio della grazia”
Sono rimasta incantata e sbalordita da questo brano di Torgny Lindgren, in La ricetta perfetta (Iperborea, 2004). Proporrei di leggerlo ad inizio del primo collegio docenti, il prossimo settembre, quando si dovranno progettare i percorsi relativi alle 30 ore da dedicare all’orientamento oppure le azioni delle strutture e figure più complesse che prenderanno vita nel secondo grado.
Non riduciamo il tutto a una serie di comma di un verbale da approvare né circoscriviamo un’impresa simile (che è epica) all’assegnazione del ruolo di ‘compilatore dell’e-portfolio’...
I nostri studenti non lo meritano. Non lo meritiamo noi
Ricordiamo innanzitutto - come grida Lindgren - che cosa è la memoria, che potenza possiede e come possiamo rievocarla.
Ricordiamo il gioco dei tempi verbali: l’esistenza È una grammatica.
Pensiamo e costruiamo attività che mettano in chiaro la sintassi delle singole vite dei nostri studenti.
Oggi ti propongo un percorso, agile e significativo, che possa aiutare i tuoi studenti a ‘studiare la grammatica che li costituisce’.
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