Buon venerdì.
Sin da questi primi accenni di Visioni (oggi è il secondo appuntamento), puoi facilmente intuire alcune delle mie passioni. La volta scorsa si trattava di Richard Feynman, insuperabile fisico premio Nobel e indimenticato docente. Oggi tocca ad Edgar Morin, grandissimo filosofo francese al quale sono particolarmente legata per quanto ha saputo - e voluto - intervenire con decisione nel dibattito politico sui sistemi di istruzione, sin dagli anni Ottanta-Novanta del secolo scorso.
Di tutti i testi di Morin (che ti consiglio di recuperare al più presto, a partire da “La testa ben fatta”... un titolo che è già un programma!), oggi mi soffermo su “La sfida della complessità”. La ragione è presto detta: il testo si inserisce perfettamente nel percorso sulla valutazione, iniziato con questa riflessione e proseguito poi con il primo appuntamento, rivolto a tutti gli abbonati alla newsletter.
“La sfida della complessità” è un testo agile per quanto riguarda la lunghezza ma piuttosto denso per i contenuti. Non perché essi necessitino di particolari prerequisiti in ambito scientifico, ma poiché l’autore chiede a noi, lettori, di seguirlo in un rapido compendio della scienza contemporanea (in sostanza, dai primi del Novecento in poi). Qual è lo scopo di un tale efficace excursus? Morin dimostra come - in ogni ambito della scienza ed anche nella matematica - gli ultimi 120 anni abbiano portato ad un cambio di paradigma epocale. Si pensi alla rivoluzione relativistica nella fisica oppure alle indecidibilità logiche.
Ma perché questo testo di Morin dovrebbe aiutarci nelle nostre riflessioni sulla VALUTAZIONE?
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