Buongiorno ✰
L’appuntamento di oggi appartiene alla sezione Cosmografie.
Come sempre, ti ringrazio per accogliermi nella tua casella di posta e per dedicarmi qualche minuto della tua attenzione.
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Mentre immagino puntata di oggi - per come la prefiguro nel momento in cui mi appresto a scriverne le prime righe - la penso un po’ come l’archetipo di questi nuovi percorsi del martedì, le Cosmografie.
«Esiste per ciascun viandante un tema, una melodia che è sua e di nessun altro, che lo cerca fin dalla nascita e da prima di tutti i secoli»
(C. Campo)
Nella poetica educativa che mi contraddistingue - cioè nell’insieme di immagini e note (per tener fede alla metafora di Cristina Campo) che associo a me come insegnante e alla scuola come tempo del vivere - imperano le figure del viaggio, del distacco e della trasformazione. Credo non sia un caso che, da anni, abbia preso così tanto a cuore la questione orientativa e che la abbia tradotta in opere per ragazzi e ragazze della scuola secondaria di I grado, quell’ordine scolastico che accoglie gli individui nel momento cruciale del loro diventare adulti.
{lascerò sotto, soprattutto a beneficio dei nuovi iscritti, il rimando alle puntate delle Lettere che più di altre si sono concentrate su questo immaginario complesso}
Il Quaderno, che verrà pubblicato domenica, gioca (per sua stessa definizione) sulla metafora del viaggio e della scoperta. Pensato originariamente come “workbook per l’accoglienza”, strada facendo diventava anche lo strumento che riassumeva - appunto - l’essenza dell’apprendimento come scoperta. Quindi, da utilizzare in prima - certo! - ma perché non anche in una seconda che non ho mai avuto o in una terza che vorrei accompagnare nel migliore dei modi a concepire gli studi superiori?
Mentre progettavo le diverse attività, mi accorgevo di scavare in profondità nel mio vissuto, di letture e non solo. Ho sempre pensato che fosse una scelta scellerata, infatti, quella che impedisce di lavorare in modo esteso, nella scuola e insieme ai ragazzi, sulle emozioni e i pensieri di cui la fascia d’età 10-14 è (direi) biologicamente intrisa. Sì, qualche lettura nelle antologie, magari un film da fare vedere in un’ora di supplenza…
Quello di cui ho sempre sentito la mancanza - e che ho tentato di ricreare nelle mie classi, trascinandomi la zavorra di non insegnare Lettere! - era l’esistenza di un percorso che desse loro la possibilità di esplorare quelle emozioni e quei pensieri. Un percorso che fosse complesso, magari pluridisciplinare, che permettesse agli studenti di nominare ciò che sentivano e di metterlo in relazione con la struttura dell’imparare.
Il Quaderno nasce perciò da questo desiderio.
Chiunque abbia letto Il corpo di S. King - ma anche It, per rimanere sullo stesso autore - sa bene di che cosa io stia parlando. Sono le estati del trapasso, i lutti della crescita che ognuno di noi ha vissuto, che determinano poi quel che sarà. Soltanto che ce ne accorgiamo dopo, quando riflettiamo su quel che è stato, e a volte nemmeno allora siamo in grado di farlo.
«Nelle lunghe serate violacee quando il rock and roll della stazione WLAM si confondeva con le partite notturne di baseball del WCOU, il tempo slittava. Io credo che fosse tutto il 1960 e che l’estate andò avanti per anni, mantenuta magicamente intatta da una ragnatela di suoni: il dolce canto dei grilli, la raffica di mitra delle carte da gioco che crepitano contro i raggi della bici di qualche ragazzo che pedala verso casa per una cena di affettati freddi e thè ghiacciato»
Il fatto che la rilettura possa essere solo a ritroso (e che non tutti i ragazzi arriveranno mai a possedere l’immaginario o la sintassi di S. King!) non ci esime tuttavia dal lavorare nell’ora, in quel presente dei preadolescenti che andrà a costituire la materia strutturale di come saranno fatti.
Mentre il Quaderno era solo un embrione del quale nemmeno avevo percezione, mi è tornato chissà come alla memoria Il popolo dell’autunno, di Ray Bradbury (autore anche, forse non casualmente, de L’estate incantata). Forse l’ho ricordato perché, nonostante il clima torrido, l’inizio della scuola prende sempre immancabilmente posto nel periodo che definiamo “autunno”, anche se astronomicamente non lo è ancora.
E il percorso verso “la Cosa in cima alle scale” è, a suo modo, un viaggio, ed è un viaggio di formazione.
(oggi, però non dirò né di King né di Bradbury, sebbene li ami moltissimo)
Oggi ti presento un viaggio intorno a due opere (un albo e un’opera di narrativa per ragazzi), che avrebbero potuto benissimo trovare posto nella parte di consigli di lettura per gli studenti che è presente nel Quaderno.
Si tratta di due opere nelle quali le tre ‘figure’ che ti citavo sopra sono, a mio avviso, espresse magnificamente.
Se ti interessa, puoi seguirmi nelle prossime righe…
(ma prima, alcune puntate passate)
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